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Questo articolo è stato pubblicato il 31 ottobre 2012 alle ore 15:49.

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«Il decreto legge varato oggi dal Consiglio dei Ministri consegna al Paese una nuova organizzazione delle istituzioni locali. E' un percorso che come Upi abbiamo contribuito a portare avanti, ma riteniamo che su alcuni territori siano state fatte forzature che non tengono conto a pieno delle realtà socio economiche delle comunità». Lo dice in una nota il presidente dell'Unione Province Italiane, Giuseppe Castiglione.

Per Castiglione «le nuove Province non dovranno essere una banale riscrittura geografica dei confini, ma istituzioni chiamate ad esercitare funzioni determinati, capaci di tenere insieme in maniera unitaria comunità, tessuto sociale, economico e produttivo, spesso estremamente differenziato: per questo avevamo chiesto al Governo di rispettare alcune delle deroghe che erano emerse dalle proposte dei Consigli delle Autonomie locali, laddove queste fossero state equilibrate, ragionevolmente motivate e tali da rispecchiare la volontà dei territori».

«Riteniamo poi - aggiunge Castiglione - che sia sbagliato avere deciso di cancellare le giunte dal gennaio 2013, perché il vero processo di riordino inizia proprio adesso e non si può immaginare che un presidente, da solo, possa gestire tutti gli adempimenti che il decreto stesso gli impone di portare a termine, tra l'altro con scadenze strettissime. Ci sarà da unificare bilanci, piani territoriali, reti di trasporto, beni mobili e immobili e personale. Un percorso delicatissimo che va affrontato la massima cura. Per questo chiederemo al Parlamento di ripensare questa posizione e di prevedere giunte per gestire la fase transitoria».

«Adesso - conclude il presidente dell'Upi - ci aspettiamo che i Ministri Patroni Griffi e Cancellieri si facciano carico, come ci avevano assicurato, di promuovere un incontro tra l'Upi, il Presidente del Consiglio Monti e il Ministro dell'Economia Grilli, per intervenire immediatamente ad alleggerire i tagli sulle Province, altrimenti questo riordino rischierà di produrre forti elementi di crisi sui territori».

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