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Questo articolo è stato pubblicato il 01 novembre 2012 alle ore 07:45.

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di Mario Platero Il vento di Sandy soffia in poppa di Barack Obama. Qualcosa è cambiato negli ultimi giorni nell'umore della gente a vantaggio del presidente, che ha deciso di fare gli ultimi giorni della sua campagna elettorale dalla posizione più competitiva rispetto al suo avversario, Mitt Romney: dal suo tavolo di lavoro nell'Ufficio Ovale e dall'Air Force One, in viaggio per le zone devastate nel suo giubbotto di pelle marrone di commander in chief.
Le immagini televisive hanno continuato a mostrare il Presidente in missione, ieri in New Jersey, al fianco del governatore repubblicano Chris Christie. Obama bipartisan dunque: quello che non gli era riuscito con il Congresso lo sta facendo con i governatori. Questo l'umore. Poi ci sono i sondaggi, alcuni rilasciati ieri, quasi tutti con rilevazioni precedenti all'uragano Sandy. Di nuovo la corsa sul voto popolare sembra molto ravvicinata, con Romney in vantaggio ora dello 0,2% (media Rcp) ora dell'1%. Ma nei collegi elettorali dei singoli stati, quelli che determineranno la presidenza Obama ha generalmente consolidato il suo vantaggio. Una presidenza decisa dunque, a sei giorni dalle elezioni? Ancora troppo presto per dirlo, perché in alcuni stati chiave come l'Ohio o la Florida dove Obama si è trovato ora in vantaggio ora in svantaggio, le differenze si giocano su meno di due punti percentuali, una differenza considerata statisticamente irrilevante.
La percezione degli ultimi giorni e che Obama, dopo essersi trovato in difficoltà per almeno tre settimane per il fallimento del primo dibattito del 3 ottobre scorso a Denver, sia ripartito all'attacco. È sembrato più attivo del suo avversario che invece introduceva all'improvviso una nuova strategia elettorale: andava a cercare voti con massicci investimenti televisivi in stati come la Pennsylvania o il Minnesota solidamente in campo democratico. Secondo Jim Messina, il capo della campagna di Obama, se Romney è andato in quegli stati «è perché ormai è disperato...non ha un percorso per i 270 delegati e lo cerca in territorio impossibile». Una tattica difensiva dunque? «Assolutamente no» dice Rich Beeson il capo della campagna di Romney, e spiega che si sta cercando una strada per accumulare 300 grandi voti elettorali, «non il minimo di 270 grandi voti che cercava McCain».
Di certo in questi ultimi giorni la corsa si va facendo sempre più complessa dal punto di vista tecnico. Una interpretazione per il cambio di strategia di Romney in alcuni stati "blu" (cioè democratici) e che il candidato democratico vuole erodere il voto popolare anche di uno o due punti percentuali in stati che comunque perderà per vincere il voto popolare nazionale. Romney è avanti di 8 punti in Georgia e di 16 punti in Texas, stati molto popolosi ma Obama è in vantaggio di 23 punti in California e di 31 punti in Massachusetts. Questo per dare un esempio dei circa 40 stati che sono solidamente schierati con i repubblicani o democratici. Per gli altri la battaglia sarà all'ultimo spot ma di nuovo Obama sembra aver invertito il movimento tendenziale negativo iniziato dopo il primo dibattito.
Come abbiamo visto in queste settimane, l'elettorato resta volubile, nervoso, indeciso: in Ohio l'ultimo sondaggio Quinnipiac (+5 per Obama) alza la media di Rcp al +2,4% contro l'1,9% di martedì. Un sondaggio condotto dalla Marquette University sposta anche l'equilibrio in Wisconsin dove Obama torna a +4 per cento. Secondo Real Clear Politics Romney resta in vantaggio in Florida (la media dei sondaggi è +1,3% per lui) in North Carolina (+3,8%) e Virginia (+0,5%). Alla pari il Colorado, Obama ha un piccolo margine di vantaggio in Iowa e in New Hampshire (+1%) e in Nevada (+2,4%). Il presidente deve tuttavia difendersi da Romney in tre stati dove per tradizione i democratici sono favoriti, soprattutto in Michigan dove Romney è in ritardo di appena 3 punti. In Pennsylvania il vantaggio di Obama è del 4,6% e in Minnesota del 5 per cento.
Ma, al di là delle tendenze statistiche c'è un dato matematico che gioca favore di Obama. Se il Presidente vince l'Ohio, Romney dovrà vincere tutti gli altri stati incerti, cosa non impossibile ma certamente difficile.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I SONDAGGI

+0,2%
Testa a testa
Secondo la media dei sondaggi calcolata da RealClearPolitics Mitt Romney nel voto popolare ha un vantaggio minimo su Barack Obama
+2,4%
Obama guida in Ohio
In Ohio, uno Stato che anche quest'anno - come da tradizione - sarà decisivo nella corsa, il trend vede rafforzarsi il presidente in carica, che ora guida di 2,4 punti sempre secondo RealClearPolitics

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