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Questo articolo è stato pubblicato il 04 novembre 2012 alle ore 13:29.

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I nodi da sciogliere della riforma elettorale sono sempre i soliti: premio e lista bloccata. Ogni tanto sembra che i partiti si avvicino a una soluzione. Poi tutto si ferma. Adesso però comincia a mancare il tempo tanto più che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano insiste con determinazione perché una riforma si faccia. Quale riforma? Se fosse per i partiti del centrodestra sarebbe un proporzionale più o meno puro. A favore di questa soluzione esiste una larga maggioranza in Parlamento. Anche Berlusconi si è convinto ad abbandonare la difesa della sua legge elettorale, il cosiddetto Porcellum. Solo il Pd resiste.

Strano davvero il destino del Pd. Nel 2005, al tempo di Ds e Margherita, ha subito una legge elettorale che gli ha rovinato la vittoria al Senato. Oggi che potrebbe vincere con il sistema in vigore è costretto ad accettare una riforma che gli impedirà di ottenere una maggioranza assoluta e quindi di governare senza dover fare coalizioni dopo il voto. Infatti il premio di maggioranza che ha fatto vincere Berlusconi nel 2008 non va più bene. Secondo molti è incostituzionale perché potrebbe generare una inaccettabile distorsione tra voti ottenuti e seggi garantiti. Sulla carta l'argomento regge. Così come è congegnato basta che un partito o una coalizione abbia un voto più degli altri per avere alla Camera il 54% dei seggi. Quindi è vero che con il 30% dei voti o anche meno si può ottenere la maggioranza assoluta. Ma quante volte è successo? Mai.

Con il cosiddetto Porcellum si è votato nel 2006 e nel 2008. Al Senato il premio è assegnato a livello regionale. In nessuna regione è mai capitato che una coalizione con meno del 40% dei voti ottenesse il premio. Un premio simile a quello delle elezioni politiche viene usato per le elezioni regionali. In questo caso i dati sono molti di più perché il premio è stato introdotto nel 1995 e da allora ci sono state quattro consultazioni. Anche con questa base di dati la risposta alla domanda iniziale è la stessa, come si può vedere dalla tabella qui sotto. Solo in Piemonte e in Veneto nel 1995 c'è stato un vincitore con meno del 40% dei voti ma ben più del 30%. Quello che i critici non vedono è che l'incentivo del premio è tale che spinge i partiti a mettersi insieme prima del voto e questo limita la distorsione.

Il problema vero del premio non è il suo potenziale distorsivo ma il fatto che nel nostro sistema istituzionale chi vince il premio con una minoranza di voti non solo forma il governo ma elegge anche il presidente della Repubblica. Questa è la distorsione inaccettabile. Ma non va addebitata solo all'attuale sistema di voto ma anche a quello che lo ha preceduto, vale a dire la legge Mattarella. Il punto è che non si può inserire un sistema maggioritario in una architettura istituzionale di stampo proporzionale. Già nel 1993 si sarebbe dovuta introdurre una maggioranza qualificata per l'elezione del Presidente. Quindi è cosa giusta e saggia inserire una soglia per far scattare il premio.

Di ciò si sta parlando in queste ore. Il livello della soglia è uno dei punti delicati della trattativa. I probabili perdenti (Pdl e Lega) la vogliono alta in modo che non scatti, i probabili vincenti (Pd e Sel) la vogliono bassa per il motivo opposto. Il punto è che non può essere né troppo alta né troppo bassa. Se fosse troppo alta non servirebbe a niente. Se fosse troppo bassa ricadremmo nel problema di cui sopra. Una soglia del 40% è un livello corretto. Con questa soglia chi arriva primo prende il 54% dei seggi. Un bonus di 14 punti non è eccessivo. Il partito socialista francese governa con un bonus di 23 punti. Ma in Francia c'è il doppio turno. Anche da noi si potrebbe assegnare il premio con il doppio turno nel caso in cui nessuno arrivasse al 40%. Ma non se ne parla. Su questo esiste un veto esplicito di molti partiti.

Ma cosa succede se nessuno raggiunge la soglia? Questa è l'altra questione delicata. Nessuno pretende che in questo caso i seggi vengano assegnati solo con una formula proporzionale. Tutti condividono l'idea di dare un premio di consolazione a chi ha ricevuto un voto più degli altri pur non arrivando alla soglia. Ma l'accordo non c'è sull'entità del premio di consolazione. I probabili perdenti lo vogliono basso, i probabili vincenti più alto. Un premio del 10% potrebbe essere un buon compromesso.
Se questa fosse la soluzione al problema del premio la riforma in gestazione andrebbe nella direzione giusta. Andrebbe però accompagnata ad altre modifiche: in primo luogo l'introduzione di una soglia di sbarramento vera e non scontata come è ora; poi la previsione di un premio nazionale anche al Senato in sostituzione dell'attuale lotteria di 17 premi regionali. Tutte cose dette e scritte molto tempo fa. E mai fatte. E poi resta l'altro nodo complicato da sbrogliare, quello delle liste bloccate. Ma su questo ci sarà modo di tornare.

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