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Questo articolo è stato pubblicato il 06 novembre 2012 alle ore 06:39.

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ROMA - La politica faccia un passo indietro sul Ddl sulla diffamazione, evitando di varare «manovre intimidatorie» o dettate «dal desiderio di vendetta» contro la categoria dei giornalisti. È il messaggio lanciato dai direttori di testata e dai rappresentanti delle associazioni dei giornalisti che ieri si sono riuniti al Circolo della stampa di Milano per partecipare a un dibattito – in contemporanea con l'analoga iniziativa organizzata dalla Fnsi a Roma nell'ambito della manifestazione internazionale Stand up for journalism – sulla riforma delle norme sulla diffamazione nata dopo il caso della condanna a 14 mesi di carcere del direttore del Giornale Alessandro Sallusti. Alla fine dell'incontro è stato approvato un appello dei direttori e dell'Fnsi per celebrare una giornata Ue per il diritto all'informazione. Se è vero che il provvedimento in discussione al Senato dovrebbe eliminare il carcere per i giornalisti, secondo i rappresentanti dei diretti interessati le multe sono ancora troppo alte e rischiano di penalizzare soprattutto le testate più piccole.

Lo stesso Sallusti è intervenuto all'evento. «Vi prego di tenere separata la mia questione professionale da quella legislativa – ha detto –, perché non devono avere alibi per far passare una legge punitiva. Se si tratterà di passare qualche giorno in galera non sarà quello il problema del paese. La guerra civile degli ultimi anni ci ha divisi – ha proseguito –. Nessun direttore ha avuto il coraggio di dire chi sono i responsabili: sono due magistrati. Lo hanno potuto fare perché hanno goduto di una zona franca rispetto ai cani da guardia dell'informazione». Pronta la replica di Roberto Natale, presidente Fnsi. «Le tue parole sulla magistratura sono lontanissime dal sentire di molti di noi – ha detto -. Non ci ritroviamo neanche nell'idea di guerra civile. Piuttosto, pessima scelta far collaborare Farina, espulso dall'Ordine».

Presenti all'incontro, i direttori del Tg1 Alberto Maccari, del Tg2 Marcello Masi, di Rainews Corradino Mineo, di Videonews Claudio Brachino, del Sole 24 Ore Roberto Napoletano, de L'Avvenire Marco Tarquinio, del Tempo Mario Sechi, del Giorno Ugo Cennamo, della Gazzetta dello Sport Andrea Monti, del Corriere dello Sport Paolo De Paola, dell'Asca Gianfranco Astori, della Provincia di Cremona Vittoriano Zanolli. Tutti hanno espresso contrarietà ad una legge che – hanno spiegato – appare punitiva nei confronti della categoria e mina la libertà di informazione in primo luogo per le multe elevate. «Questa legge si sta trasformando in un processo vendicativo per i giornalisti», ha sostenuto il segretario della Fnsi, Franco Siddi. Proprio oggi riprende la discussione del Ddl al Senato.

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