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Questo articolo è stato pubblicato il 06 novembre 2012 alle ore 06:38.

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Louis Gallois. (Afp)Louis Gallois. (Afp)

PARIGI. Trenta miliardi da trasferire entro un anno, al massimo due, dai contributi sociali a carico di imprese (20 miliardi) e lavoratori dipendenti (10) verso la fiscalità generale e indiretta. È questa, come previsto, la proposta centrale del rapporto di Louis Gallois, lo shock di competitività per ridare ossigeno all'industria francese e prospettive all'economia del Paese riducendo il costo del lavoro. Una proposta che di fatto nasce morta, o almeno largamente depotenziata, avendo il presidente François Hollande già bocciato questa ipotesi ritenendo che avrebbe un effetto negativo sulla domanda interna e quindi un impatto recessivo. Più che di uno shock, ha spiegato Hollande nei giorni scorsi, la Francia ha bisogno di un "patto" tra le parti sociali.

Questo però non significa che il Governo non si muoverà. Già oggi dovrebbe infatti annunciare una riduzione d'imposte sulle aziende (probabilmente sotto forma di alleggerimento dei contributi sociali sulle retribuzioni più basse) per circa 20 miliardi, 10 dei quali nel 2013. Un taglio che sarebbe collegato al numero dei dipendenti che ogni impresa ha in Francia e che verrebbe finanziato per metà con un taglio della spesa pubblica e per l'altra metà con un aumento dell'Iva dal 19,6% al 20 per cento.

Che il Paese abbia bisogno di recuperare competitività è del tutto evidente. La sua quota sulle esportazioni intraeuropee è passata negli ultimi dieci anni dal 12,7% al 9,3% (mentre quella tedesca è salita dal 21,4% al 22,4%); la sua fetta di interscambio mondiale è scesa dal 5,1% al 3,3%; la bilancia commerciale, ancora in surplus nel 2002, è in rosso per oltre 70 miliardi (al netto della fattura energetica è passata da +25,5 a -25,4 miliardi); il contributo dell'industria al valore aggiunto nazionale è calato dal 18% al 12,5% (l'Italia è al 18,6% e la Germania al 26,2%); il costo del lavoro (35,9 euro all'ora) ha superato quello tedesco ed è tra i più elevati in Europa, a causa soprattutto delle 35 ore.

Strette tra la concorrenza dei tedeschi (che hanno prodotti mediamente di qualità superiore e quindi meno sensibili al fattore prezzo, hanno ridotto i loro costi e realizzato il trasferimento fiscale) e quella dei Paesi emergenti, le imprese francesi hanno cercato di mantenere la competitività-prezzo riducendo i margini (al minimo da 25 anni), l'autofinanziamento e gli investimenti in ricerca e sviluppo. E innescando una spirale molto pericolosa.

A luglio, Hollande ha quindi incaricato Gallois (ex presidente delle Ferrovie ed ex numero uno di Eads, chiamato dai socialisti a guidare il Commissariato all'investimento che deve gestire i 35 miliardi del "grande prestito") di stilare un rapporto formulando una serie di suggerimenti.

Quest'ultimo, nel lavoro consegnato ieri al premier Jean-Marc Ayrault, elenca 22 proposte. Ecco le più significative, oltre a quella sui 30 miliardi (che riprende, ampliandola, l'idea dell'Iva sociale di Nicolas Sarkozy e che è decisamente sostenuta dalle associazioni imprenditoriali): riavviare la ricerca sull'estrazione del gas di scisto; orientare gli ordini pubblici verso le Pmi (per raggiungere almeno il 2% delle commesse); vincolare le azioni di sostegno ai grandi gruppi a una politica di costruzione e rafforzamento delle filiere industriali; prevedere la presenza delle imprese nelle direzioni dei licei tecnici e professionali; imporre la presenza di almeno 4 rappresentanti dei dipendenti nei consigli di amministrazione delle società con oltre 5mila addetti; agevolare fiscalmente gli investimenti in azioni delle polizze vita.

Con l'eccezione della prima (il Governo ha già ribadito lo stop al gas di scisto), le altre indicazioni, che non costano e non sono politicamente spinose, verranno recepite e in parte annunciate già oggi.

Sul tema della competitività si è soffermato anche il Fondo monetario in un rapporto presentato sempre ieri (un altro, targato Ocse, è in arrivo) e che va nella stessa direzione di quello Gallois: per recuperare competitività bisogna ridurre i contributi sociali a carico delle imprese e trasferirli sull'Iva, andando così a colpire anche le importazioni. Sia Gallois sia l'Fmi ritengono inoltre indispensabile una diminuzione della spesa pubblica (di cui la Francia, con il 56,1% del Pil, ha il primato, superata solo dalla Danimarca) in modo da poter limitare l'impatto del trasferimento sulla pressione fiscale, che deve comunque cominciare a scendere, avendo ormai raggiunto il 45% del Pil.

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