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Questo articolo è stato pubblicato il 06 novembre 2012 alle ore 06:37.

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Pubblico impiego, via a 6mila tagli (Fotogramma)Pubblico impiego, via a 6mila tagli (Fotogramma)

Oltre seimila eccedenze da gestire entro il primo semestre del prossimo anno. Con tutti gli strumenti che la legge mette a disposizione, dai prepensionamenti al part-time ai trasferimenti volontari, prima di attivare le procedure di «mobilità collettiva». È il quadro che emerge per i ministeri, gli enti di ricerca e quelli previdenziali dalla ricognizione effettuata sulle dotazioni organiche in vista dei tagli previsti dalla spending review (dl 95/2012; articolo 2).
Scaduto il termine di fine ottobre per il varo dei previsti decreti del presidente del Consiglio con la riduzione degli uffici dirigenziali del 20% e di quelli di funzionari e addetti del 10%, al ministero della Pa è quasi completo il quadro sugli esuberi effettivi che dovrebbero determinarsi dopo le compensazioni tra diverse amministrazioni. E in attesa degli ultimi dati ancora da definire di Farnesina, Viminale e ministero della Giustizia, il ministro Filippo Patroni Griffi si prepara all'incontro con i sindacati della settimana prossima per illustrare tutti i termini dell'operazione.

Stando allo screening di palazzo Vidoni le eccedenze «post compensazioni» sarebbero 3.100 nei ministeri, cui si aggiungono 58 dirigenti di 1° e 2° fascia, mentre negli enti di ricerca i dipendenti in sovrannumero arriverebbero a quota 140. Per questi due comparti della Pa centrale si stima che circa l'80% di queste eccedenze potrà essere gestito con gli strumenti più soft dei pensionamenti e prepensionamenti o dei trasferimenti volontari prima di arrivare all'attivazione della cosiddetta «messa in disponibilità» che apre la strada della mobilità collettiva. Si tratta di numeri molto inferiori a quelli circolati al momento del varo della spending review, nel mese di luglio, la cui relazione tecnica ipotizzava 11mila eccedenze nella Pa centrale (più le 13mila degli enti territoriali). La quota minore è il frutto delle numerose compensazioni che si sarebbero determinate con la disponibilità di alcune amministrazioni (è il caso del ministero dell'Istruzione, l'Università e la Ricerca) di effettuare tagli su organici maggiori e scoperti per «salvare» altre amministrazioni dove invece il personale in servizio coincideva con l'organico previsto.

La situazione è invece più critica per i due grandi enti previdenziali: Inail e Inps. Per il primo, che ha già effettuato il taglio del 10% previsto dalla legge 148 del 2011, i nuovi addetti in soprannumero sarebbero 900, di cui 259 effettivi, ovvero da gestire nella prospettiva della mobilità. Per l'Inps, che invece ha potuto sospendere il taglio del 10% previsto dalla legge dell'anno scorso in virtù dell'integrazione in corso di Inpdap ed Enpals, gli esuberi determinati dalla sola spending review sarebbero duemila (che raddoppiano a 4mila con gli altri tagli da effettuare al termine del piano di integrazione). Anche in quest'ultimo caso si prevede che una buona parte degli interessati potrebbe uscire indenne dal taglio con prepensionamenti o trasferimenti volontari. Ma il problema resta per due grandi enti che, dal 2014, dovranno garantire gli attuali servizi sul territorio con una dotazione organica ridotta di un quinto per i dirigenti e un decimo per il resto dei dipendenti; un problema chiarissimo ai parlamentari impegnati nell'esame della legge di stabilità e che, sulla questione, hanno già preparato un emendamento ad hoc.

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