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Questo articolo è stato pubblicato il 06 novembre 2012 alle ore 17:59.

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Cresce la raccolta differenziata in Italia. Anche se a due velocità. Con il Nord che si assesta al 50% ed è già sui livelli imposti dalla Ue e il Sud che, con il suo 22%, resta al di sotto della media nazionale. A dirlo è il secondo rapporto di Anci e Conai (Consorzio nazionale imballaggi) presentato oggi a Roma nella sede dell'associazione dei Comuni.

La fotografia della penisola
Il dossier fotografa lo stato della raccolta differenziata a fine 2011. Lungo lo Stivale sono state raccolte 9.959 mila tonnellate di rifiuti in modo differenziato, con una percentuale che a livello nazionale è pari al 35,53 per cento. Oltre due punti in più dell'anno prima quando la media era del 33,26 per cento. In media, ogni italiano ha differenziato 186,8 chilogrammi (il 5% in più del 2010). Numeri che si spiegano almeno in parte con il calo dell'1,88% del volume complessivo dei rifiuti prodotti.

Il primato del Nord-Est
A livello territoriale è il Nord-Est a imporsi con il 51,69% di raccolta differenziata nel 2011 con il 51,69% sul totale (era 49% nel 2010). Alle sue spalle si posiziona il Nord-Ovest con il 45,64% (a fronte del 42,32% dell'anno prima). Staccati, e posizionati al di sotto della media, si posizionano sia il Centro (28,72% contro il precedente 26%) che il Sud e le Isole (22,33% rispetto al 18,76% dell'anno prima).

I target europei
Lo stesso rapporto contiene poi un esercizio utile a capire chi è già in linea con i dettami dell'Unione europea e chi no. Nel 2020 bisognerà avviare al riciclo il 50% dei rifiuti domestici. Con la decisione del 18 novembre 2011 la Commissione Ue ha indicato quattro modalità differenti per calcolarla. Lo studio Anci-Conai ne prende in esame due per dimostrare a che punto è il nostro Paese. Secondo la metodologia meno restrittiva (quantità di carta, metalli, plastica, vetro e altri materiali riciclati sull'intera quantità prodotta) l'Italia è già al 45,64% con nove Regioni già al di sopra della fatidica soglia del 50 per cento. Usando invece l'indicatore dei rifiuti urbani riciclati nel loro complesso su quelli prodotti la media scende al 34,5% i territori modello diventano due (Trentino e Veneto).

Le reazioni
Nel commentare i dati il delegato Anci alle politiche energetiche e ai rifiuti, Fabrizio Bernocchi, sottolinea che, pur non avendo «ormai nulla da invidiare a nessuno» occorre lavorare per avere una visione strategica comune. E indica due priorità: elaborare un piano nazionale sulla materia; risolvere il «quadro farraginoso, contraddittorio e un po' folle sui servizi pubblici locali». D'accordo sull'esigenza di una visione comune il sottosegretario all'Ambiente, Tullio Fanelli, che dice: «Quello del riciclo è uno dei pochi settori in cui in questo momento si possono scorgere occasioni di sviluppo. Negli scorsi decenni è stato trascurato ma ora, anche se sotto lo spauracchio delle direttive Ue, può essere utile al Paese».

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