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Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2012 alle ore 11:06.

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Combattere la corruzione. Riformare il sistema politico. Trasformare il sistema economico. Creare una potenza marittima. Accelerare la convertibilità dello yuan. Promuovere lo sviluppo della democrazia, ma senza copiare i modelli occidentali.

Il preseidente Hu Jintao usa il palco del diciottesimo Congresso del Partito Comunista Cinese per lanciare le parole d'ordine destinate a forgiare la Cina di domani. «La riforma della struttura politica rappresenta una parte importante del piano di riforme globali necessarie per il nostro paese» ha detto il presidente cinese, stamattina aprendo i lavori del conclave rosso che nei prossimi giorni varerà un'epocale transizione di potere ai vertici della superpotenza asiatica.

Hu Jintao ha affermato oggi che la Cina deve inaugurare un «nuovo modello di sviluppo» che porti a raddoppiare il Prodotto interno lordo
(Pil) del Paese e di reddito medio della popolazione entro il 2020. Parlando in apertura del 18/mo congresso del Partito Comunista Cinese a Pechino, Hu Jintao ha aggiunto che nello stesso periodo verrà assicurato che «tutta la nostra popolazione sarà coperta dall'assistenza sanitaria pubblica».

«Dobbiamo continuare i nostri sforzi, attivamente ma con prudenza, per perseguire la riforma della nostra struttura politica ed estendere la democrazia popolare» ha proseguito Hu. Senza dimenticarsi di enfatizzare un concetto chiave per la nomenklatura e per la sua stessa sopravvivenza: la centralità del partito unico non si tocca.
Una centralità sempre più minacciata dal vecchio cancro che corrode dall'interno il gigantesco apparato del Dragone. «La corruzione rischia di aprire una profonda crisi nel Partito: se non saremo capaci di contrastarla efficacemente, quest'ultima rischia di travolgere lo Stato e l'intero paese» ha tuonato Hu senza troppi giri di parole.

Sul piano economico, il leader uscente ha rispolverato le vecchie teorie del cambiamento paradigmatico. «La Cina deve individuare un nuovo modello di crescita che sappia rispondere ai mutamenti economici domestici e internazionali, puntando di più sulla qualità e sul miglioramento delle prestazioni» ha affermato Hu. Il che, tradotto in soldoni, significa due cose: spingere l'industria manifatturiera domestica a puntare su produzioni a maggior valor aggiunto, e diminuire il peso delle esportazioni sulla formazione del prodotto interno lordo a favore dei consumi interni.
Dopo anni di discorsi improntati al pacifismo, anche quando il Parlamento approvava aumenti a doppia cifra del budget militare, ieri per la prima volta il Dragone ha tirato fuori gli artigli.

«Cina deve diventare una potenza marittima per difendere risolutamente i suoi diritti e i suoi interessi territoriali» ha ammonito Hu.

Entro una settimana, il Diciottesimo Congresso del Partito Comunista dovrà rinnovare oltre la metà del Comitato Centrale (composto da circa 320 membri), buona parte del Politburo (25 effettivi, scesi di recente a 24 dopo l'espulsione di Bo Xilai) e 7 dei 9 attuali componenti del Comitato Permanente del Politburo (resteranno in carica solo il futuro Segretario del Pcc e presidente della Repubblica, Xi Jinping, e il candidato premier, Li Keqiang).

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