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Questo articolo è stato pubblicato il 09 novembre 2012 alle ore 07:19.

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Repubblica di San Marino (Fotogramma)Repubblica di San Marino (Fotogramma)

San Marino, Stato tra i più piccoli d'Europa, schiacciato tra l'Emilia-Romagna e le Marche - 32 mila abitanti, più o meno quelli che conta le vicina Osimo (Ancona) - va al voto. Le urne saranno aperte domenica 11 novembre dalle 7 alle 20.

La coalizione che vuole vincere deve prendere il 50% più uno dei voti, altrimenti il 25 novembre si andrà al ballottaggio. Previsto il premio di maggioranza che porta a 35 seggi la coalizione vincente. Le coalizioni sono tre: Cittadinanza attiva, San Marino Bene Comune (favorita nei sondaggi e formata pressoché dalla maggioranza uscente) e Intesa per il Paese.

Il voto porterà al rinnovo del Consiglio Grande e Generale (il Parlamento) composto da 60 membri. In pratica un parlamentare ogni 533 sammarinesi (se si vogliono contare anche i 17mila residenti all'estero di cui circa 7mila nell'americana Detroit, diventano uno ogni 816). Non c'è che dire: in Italia (che ne conta 945 e monta sempre più il disagio nell'opinione pubblica per questa quota ritenuta eccessiva) il rapporto è uno a 63493! Per mettersi alla pari con San Marino l'Italia dovrebbe paradossalmente ampliare la platea dei parlamentari e arrivare a contarne oltre 70mila: in pratica potrebbero fondare una nuova città capoluogo tutta per loro! Il consiglio comunale di Osimo, tanto per rimanere nell'ordine di grandezze demografiche del Titano, conta 21 eletti e, in tempo di costi della politica italiana, appaiono comunque tanti (la città marchigiana rappresenta solo un esempio e non, chiaramente, uno spunto polemico soggettivo). 

Busta paga bassa
 Il Parlamento che uscirà dalle urne nominerà il Congresso di Stato (il Governo), composto da 10 Segretari (ministri): uno ogni 4.900 sammarinesi (in Patria o all'estero), contro l'uno ogni 1,3 milioni di abitanti in Italia (comprendendo anche i sottosegretari e solo in Patria). Un parlamentare italiano guadagna 16 mila euro al mese. Invece a San Marino un parlamentare guadagna in media 12mila euro: si, ma all'anno! Il fisso è di 100 euro lordi mensili (netti 80 per un dipendente privato e 65 per un dipendente pubblico) oltre al gettone di presenza in occasione delle sedute consiliari: quello diurno è di 100 euro e quello serale (dalle 21 in poi) e' di altri 100 euro. Poi ci sono le commissioni: 120 euro lordi, sempre a seduta. "Se uno è sempre presente – dichiara Ivan Foschi, Sinistra Unita, della coalizione Cittadinanza Attiva, ex Segretario di Stato alla Giustizia che ha avuto il merito di partecipare ai lavori della locale Commissione consiliare antimafia – arriverà al migliaio di euro al mese". I Segretari di Stato, così come i Capitani Reggenti, guadagnano invece circa 6 mila euro al mese.

 Corsa alla poltrona alta
 Queste elezioni vedranno correre 11 liste, 3 coalizioni e 374 candidati, vale a dire un aspirante parlamentare ogni 88 aventi diritto al voto. Se non è un record mondiale poco ci manca. Una sorta di politica condominiale dove, oltretutto, gli intrecci familiari la fanno da padrone e i volti nuovi sono stati inseriti più per tenerezza che per convinzione.

Ma non è solo la rincorsa alla poltrona ad essere sotto i riflettori in questa tornata elettorale. Al centro della scena ci sono anche i malcostumi tipici della vicina Italia. Infuria infatti la polemica sul presunto voto di scambio: 50 euro o la promessa di un futuro aiuto, per una preferenza. La campagna elettorale, inoltre, anche qui è invasiva e ai sammarinesi pare interessare fino ad un certo punto, visto che si sono persino rivolti ad alcuni media per denunciarne l'invadenza telefonica. Finita qui? Macchè! In questa antichissima Repubblica la propaganda si fa più sulle persone che sui programmi (proprio come in Italia) e ai margini del dibattito c'è un altro cancro italico: le mafie, anche se la Commissione parlamentare ha appena dato alla luce un velenoso e corposo rapporto su intrecci e relazioni pericolose.

Sullo sfondo restano tutti i problemi: la black list dalla quale San Marino non è ancora uscita, il sospetto con il quale ampi settori delle istituzioni internazionali guardano al Titano, il fisco "paradisiaco", la disoccupazione galoppante, le imprese che chiudono, la finanza equivoca, la prevalenza del pubblico impiego sulla forza lavoro privata, la crisi dell'imprenditoria, il transfrontalierato (gli italiani rappresentano il 10% della popolazione), i professionisti equivoci liberi di intimidire le Istituzioni e il debito che grava sullo Stato, che rischia di trascinarlo nel default.

 Debito e rischio default
 "In questa campagna – dichiara Foschi – tutti promettono il cambiamento, compresi i governanti uscenti che invece se avessero ben operato dovrebbero promettere continuità. A parte questo tutti dicono che bisogna uscire dalla black list ma nessuno dice come. L'esigenza della trasparenza deve partire da noi, perché vogliamo e dobbiamo riprenderci il controllo del territorio, dell'economia e agire insieme con l'Italia. In questi ultimi anni il processo di cambiamento è stato invece obbligato da eventi esterni". Il debito pubblico ammonta a 52 milioni, anche se non sono pochi gli analisti che si spingono a quantificarlo nel doppio. Restando alle cifre ufficiali è come se per ogni residente, neonato o anziano, gravasse una zavorra di 1.625 euro.

Beh, in questo caso San Marino ha ancora molto da imparare dall'Italia, nella quale il debito pro-capite è di 32mila euro.

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