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Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2012 alle ore 06:38.

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LOS ANGELES
L'errore politico più grande fatto da Wall Street e dai suoi alleati repubblicani ha un volto e un nome: Elizabeth Warren, la grande fustigatrice degli eccessi della finanza americana, eletta ieri al Senato dallo stato del Massachusetts con il 54% dei voti. Strenuo difensore dei diritti del piccolo risparmiatore, propensa addirittura a ripristinare il Glass Steagall Act, la professoressa Warren infatti entrerà in modo trionfale a far parte dello stesso Senato che aveva bocciato la sua candidatura alla guida della Consumer Financial Protection Bureau, soffocando così ogni speranza nutrita a Wall Street di poter abrogare o almeno modificare la riforma finanziaria Dodd-Frank.
«Se arrivasse a far parte della commissione bancaria, potrebbe far gravi danni» ha commentato lapidariamente Larry McDonald's, ex-trader della Lehman Brothers e autore di un best-seller sul collasso della mitica società di Wall Street. In veste di senatrice Elizabeth Warren, 63 anni, avrà molto più potere e visibilità di quanto non avrebbe avuto a capo di un organo di vigilanza senza poteri esecutivi, e potrà influenzare con il suo voto, un voto in più per i democratici, l'attuazione di quegli aspetti della riforma della finanza rimasti ancora in sospeso.
La schiacciante vittoria a sorpresa di un'idealista liberal come Elizabeth Warren contro il senatore in carica Scott Brown, un simpatizzante del Tea Party, rivela quanto i repubblicani abbiano sottovalutato il risentimento dell'elettorato contro gli abusi di Wall Street emersi durante la crisi subprime. Il suo trionfo convalida allo stesso tempo la crociata anti-Wall Street dei democratici a cui la Warren aveva dato voce durante uno dei discorsi più appassionati della convention.
Più che ogni altra cosa, l'elezione della pasionaria Elizabeth Warren indebolisce la posizione della lobby di Wall Street al momento della stesura di regolamenti su questioni cruciali come la Volcker rule e le regole di trasparenza sul mercato dei derivati. La sua presenza al Senato potrebbe inoltre impedire la riapertura del dibattito sui nuovi regolamenti bancari sull'erogazione dei mutui e sulle regole che governano i prodotti finanziari per i piccoli consumatori come le carte di credito o i prestiti agli studenti. A detta del settore del credito queste regole stanno oberando le banche, rallentando la concessione di prestiti ai consumatori e alle piccole imprese, e soffocando di conseguenza la ripresa economica.
La Warren, esperta di diritto fallimentare all'Università di Harvard, potrebbe spingere addirittura per lo smembramento delle divisioni bancarie di colossi come Citigroup, Bank of America e JP Morgan da quelle di investment banking. Nel corso della sua campagna elettorale aveva infatti ventilato l'idea di proporre il ripristino del Glass Steagall Act, la legge varata dopo la Grande Depressione e abrogata sotto Clinton nel 1999 che aveva eretto un muro impenetrabile tra i due tipi di attività.
Proposte come queste potrebbero guadagnare credibilità in parlamento grazie al rafforzamento dell'ala più liberal dei democratici. Oltre a Elizabeth Warren in Massachusetts, martedì l'Ohio ha infatti rieletto al Senato Sherrod Brown, un altro paladino dei diritti dei piccoli risparmiatori, mentre la Florida ha scelto il deputato Alan Grayson, portavoce del malcontento popolare contro le banche.
Tra la vittoria di Obama e l'arrivo di Elizabeth Warren, l'esito di queste elezioni potrebbe rivelarsi tra i peggiori degli ultimi decenni per Wall Street. Ma nonostante le comprensibili ansie, il mondo della finanza dovrebbe rallegrarsi: la Borsa va sempre meglio quando alla Casa Bianca siede un presidente democratico.
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