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Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2012 alle ore 08:36.

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Resa dei conti ieri sera durante l'assemblea dei gruppi Idv in cui si sono confrontate le due linee interne al partito: quella di Di Pietro sempre più vicina al Movimento cinque stelle e quella dell'ormai ex capogruppo alla Camera Massimo Donadi che chiede invece un riavvicinamento al Pd.

Intanto ieri, dopo le voci di un imminente abbandono del partito da parte di Donadi, è arrivato un altro "addio". Lo ha formalizzato il vicecapogruppo Fabio Evangelisti considerato una "mente fine" dell'Idv. Evangelisti con le sue dimissioni punta apertamente a smuovere il partito dalla sua empasse. L'ex vice-capogruppo alla Camera fa riferimento «all'ultima riunione dell'Ufficio di Presidenza» che ha indetto per dicembre una assemblea generale ed invoca «una nuova fase costituente» per «costruire un nuovo soggetto politico». «Per fare ciò – spiega – servono energie fresche e grandi entusiasmi». Insomma, un passo indietro fatto per indicare la strada anche al leader del partito. Ma la mossa di Evangelisti spiazza i colleghi dell'Idv. Appresa la notizia, alcuni deputati del partito organizzano una riunione in una sala al quarto piano di Montecitorio. Una riunione alla quale «per opportunità e correttezza» non partecipano né Donadi né Di Pietro. Bocche cucite all'uscita: qualcuno si lascia andare a qualche battuta, altri sottolineano che Donadi è ancora nell'Idv. Nessuna decisione, tutto rinviato all'intergruppo serale nel quale Di Pietro e l'ex capugruppo si affrontano faccia a faccia per la prima volta davanti a tutti i parlamentari Idv. È lì che Donadi si gioca le sue ultime carte. Un attacco disperato. Anche se, nelle ultime ore, pare che anche il sindaco Luigi De Magistris abbia detto addio a Di Pietro e sia pronto a scendere in campo con una lista arancione alleata del Pd. Più di qualche collega del deputato veneto ed ex capogruppo, a microfoni spenti, si dice certo che «Massimo lascerà il partito». Nessun rischio, probabilmente, per il mantenimento del gruppo alla Camera: anche se qualcuno teme che con 18 deputati il presidente Fini potrebbe non concedere la deroga per il mantenimento della struttura. In ogni caso, il puzzle dell'Idv è sempre più complesso. Di Pietro dovrà dimostrare di essere capace di riordinare i pezzi.

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