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Questo articolo è stato pubblicato il 09 novembre 2012 alle ore 10:00.

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MILANO - Chi ha scelto di concorrere nelle regioni con più posti disponibili sarà penalizzato, perché dovrà vedersela con un maggior numero di avversari. È questo, in sintesi, il risultato che emerge dai dati forniti dal ministero dell'Istruzione sulle iscrizioni al concorso della scuola. Le regioni in cui ci sono più posti in palio hanno fatto registrare un boom di domande, con il risultato che paradossalmente ottenere una cattedra laddove ce ne sono di più sarà un'impresa ardua.

In Sicilia, per esempio, solo un candidato su 38 riuscirà a essere assunto come docente nella scuola pubblica italiana: i posti in palio sono 1.194, ma le domande arrivate sono quasi 46mila. Difficoltà più alte della media italiana anche in Campania, dove per ogni cattedra ci saranno 34 aspiranti insegnanti. La Campania è anche la regione che ha fatto registrare il maggior numero di istanze (56.773), a fronte del maggior numero di posti disponibili (1.658). Boom di domande anche in Veneto, dove a contendersi i soli 509 posti saranno quasi 16mila.
La media italiana è di un posto ogni 28 candidati, ma ci sono regioni dove le probabilità di passare la selezione saranno più alte: è il caso, per esempio, della Basilicata, dove un concorrente ogni 16 arriverà a firmare il contratto a tempo intederminato. Lo stesso accadrà in Molise, dove il rapporto si abbassa a un candidato ogni 18 iscritti. In Friuli ce la faranno in 103 su 2.081 partecipanti, ossia uno ogni 20, e la stessa proporzione sarà rispettata in Umbria. La Liguria, invece, offrirà lavoro a un candidato ogni 21 partecipanti al concorso.

In totale, gli iscritti sono stati 321.210. Un esercito rosa, visto che l'80% è composto da donne. L'età media dei candidati è 38,4 anni: nel dettaglio, il 50% ha un'età compresa tra i 36 e i 45 anni, il 35% ha meno di 35 anni, il 14% ha tra i 46 e i 55 anni e quasi l'1% ha più di 55 anni.
Un terzo degli iscritti è un precario della scuola, ossia un iscritto alle graduatorie a esaurimento. Ma il dato più rilevante è che gli altri due terzi sono formati da persone che fino a oggi non hanno mai avuto alcun legame con l'insegnamento. Contro di loro si sta scatenando l'ira dei "precari della scuola", che sul web parlano di «truffa» e «fregatura». Chi ha passato gli ultimi anni a fare supplenze non ci sta a concorrere ad armi pari con chi finora ha fatto altri lavori e vede in questo concorso solo un rifugio dal precariato.
Il "pregresso" conterà, ma solo in parte, per la valutazione dei titoli. A stabilire chi diventerà insegnante sarà soprattutto il concorso, che inizierà a febbraio ma sarà preceduto dal test di preselezione che si svolgerà nella terza settimana di dicembre.

La prova preselettiva si svolgerà in due o tre giorni, con circa quattro sessioni al giorno. Un tour de force per passare al setaccio gli oltre 320mila candidati, che dovranno ottenere un punteggio minimo di 35/50 per poter accedere al concorso vero e proprio.
La prossima settimana il ministero pubblicherà il calendario delle prove di preselezione e l'archivio dei quesiti: si tratta di circa 3.500 domande da studiare con attenzione, perché tra queste ci saranno quelle che il sistema informatico sorteggerà e alle quali il candidato dovrà rispondere in 50 minuti.
La prova di selezione sarà la stessa per tutti i candidati e non terrà conto né delle classi di concorso né dell'ordine di scuola per cui si concorre.
Sotto questo profilo, le iscrizioni mostrano una distribuzione omogenea: il 26,2% delle domande riguarda posti disponibili nella scuola dell'infanzia, il 26,6% la scuola primaria, il 20% la secondaria di primo grado e il 27,2% la secondaria di secondo grado.
francesca.milano@ilsole24ore.com

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