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Questo articolo è stato pubblicato il 10 novembre 2012 alle ore 14:17.

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Pier Luigi Bersani annuncia le barricate del Pd se la riforma elettorale in discussione non prevederà un premio al primo partito. Metter su una legge elettorale per garantire l'ingovernabilità, la frammentazione e preparare così il terreno a un Monti-bis? «Chi pensa così - dice il leader democratico - é da ricovero». O c'è un «premio del 10% o ci mettiamo di traverso», chiarisce Bersani. «Dietro questa riforma - sostiene - c'è una logica furba del muoia Sansone con tutti i filistei, ma io sono fiducioso che si possa migliorare».

Quanto a Pier Ferdinando Casini «morirà di tattica», dice Bersani. E sulla linea politica del leader Udc, «spero - sottolinea il segretario Pd - che metta la barra dritta a un certo punto e decida dove andare». Casini risponde: «Pensare ad un Monti-Bis è da ricovero? Allora anche io sono da ricovero e con me molti del Pd che pensano ad un Monti-Bis».

Il leader democratico detta le condizioni del suo partito per la riforma elettorale. Un premio che «non garantisce la maggioranza assoluta, garantisce comunque che ci sia un azionista di riferimento in grado di dire» la sera delle elezioni «chi governerà».
Assegnare il premio di maggioranza assoluta a chi raggiunge il 42,5% «senza dire null'altro, è il modo di indebolire la governabilità». Ma, avverte Bersani, «chi pensa che dalla frammentazione possa uscire un Monti bis è da ricovero. Una situazione del genere sarebbe una palude e dalla palude viene fuori solo un altro turno elettorale e si va a votare come in Grecia dopo sei mesi. Non penseranno mica che mi metta a fare un governo con Berlusconi».

Pier Ferdinando Casini intanto invita a «mettere le carte sul tavolo con serietà». Se Grillo e Bersani «vogliono tenersi il porcellum lo dicano in Parlamento e spieghino perché secondo loro con il 30% dei voti si deve prendere il 55%». Per il leader Udc «mettere la soglia è il minimo che si possa fare, quando Berlusconi e Prodi hanno vinto con quasi il 50% il premio è stato del 6-7%. Serve serietà, le sceneggiate lasciano il tempo che trovano. C'è una strumentalizzazione preoccupante». E a Bersani dice: «Il Pd si deve abituare a parlare e a trattare con rispetto gli amici che stanno in Parlamento. Noi non siamo stati sudditi di Berlusconi e, francamente, non vogliamo essere sudditi di Bersani. Non siamo disposti a piegare la schiena».

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