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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2012 alle ore 16:21.

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Sono un migliaio, incuranti della pioggia: arrivati a Bologna da Veneto, Friuli, Lombardia, Toscana, Marche e Umbria per ascoltare le parole di Roberto Maroni che, viste le facce entusiaste, non delude le aspettative quando, parlando del Governo Monti afferma: "Ha reso i deboli ancora più deboli. Prima se ne va e meglio è".

Un preludio alla vera prova di forza del segretario leghista che poco dopo annuncia dal palco battuto dall'acqua e dal vento di questa uggiosa estate di San Martino che, archiviati gli ultimi due provvedimenti legislativi (legge elettorale , da licenziare prima di Natale e patto di stabilità, ndr) la Lega è pronta a ritirare le proprie delegazioni da Camera e Senato.

A Bologna con Maroni ci sono anche l'ex leader Umberto Bossi, Roberto Calderoli e il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia: tutti uniti nel condividere il pensiero del segretario anche quando torna all'attacco dicendo: "Questo è un governo che ha messo in difficoltà le famiglie, portato le imprese a chiudere, ha tagliato i fondi ai comuni e ha attaccato il mondo delle autonomie". Non è un nuovo Aventino di romana memoria è, spiega Maroni, il naturale proseguimento di quello che Bossi chiamò progetto egemonico della Lega.

La linea dura del segretario non concede sconti al Governo neanche sulla questione esodati, definita, l'ultima beffa. Di più: dal palco il segretario invita i sindaci per il prossimo 24 novembre a Brescia per una manifestazione contro i tagli alle amministrazioni locali.

Infine, Maroni, si è detto non solo pronto a correre per la poltrona di presidente della Regione Lombardia ma anche orgoglioso di farlo qualora il consiglio federale, che si riunirà domani, glielo chiedesse. Il programma lo ha già pronto: "Almeno il 75% delle tasse che si pagano sul territorio - ha spiegato - devono rimanerci e la lotta alla criminalità organizzata".

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