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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2012 alle ore 16:22.

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Teoria del complotto? C'è chi nei punti oscuri della vicenda che ha portato alle dimissioni del generale David Petraeus (foto) pesca nel torbido. Noi preferiamo la spiegazione più semplice: quando un generale invulnerabile si è dovuto confrontare con la sua vulnerabilità ha preso una decisione onorevole.

È possibile che emergano altri dettagli. È possibile anche che qualche nemico di Petraeus abbia incoraggiato o manovrato l'inchiesta dell'Fbi che lo ha portato alle dimissioni per distruggerlo. Ma da quel che abbiamo appreso finora ci sembra improbabile. La storia è incredibile, ha tutti gli ingredienti romantici degni di un grande film: l'amore al fronte, la scrittrice infatuata del generale e viceversa; sesso sotto la scrivania, un libro di successo, un passaggio dal fronte alla guida della prinicipale agenzia di controspionaggio al mondo, la Cia. Ma la spiegazione più semplice dobbiamo cercarla nel codice d'onore militare. E nel tentativo di riscattare la reputazione con il sacrificio. Soprattutto una questione d'onore dunque. Così la pensano ex militari che conoscevano Petraeus, fonti vicine alla Casa Bianca, esperti del Pentagono.

La tentazione di trovare una spiegazione dietrologica tuttavia, soprattutto da noi, è irresistibile. E dunque si è detto di tutto – un complotto di Barack Obama che voleva liberarsi di Petraeus (peccato che le notizie che abbiamo raccolto dicano che andassero d'accordo), Hillary Clinton che voleva liberarsi di un temibile concorrente per la corsa alla Casa Bianca del 2016. Tutte dietrologie in libertà, campate per aria. Come abbiamo premesso, aspettiamo di avere tutti i fatti, ma Petraues aveva una regola ferrea, un codice di disciplina. Una delle sue regole, descritte nel Daily Beats di qualche giorno fa proprio dalla sua ex amante era: «Tutti commettono degli errori.

L'importante è riconoscerli e ammetterli». Un capo della Cia o un generale al fronte in possesso di segreti vitali non può dimostrare debolezza o vulnerabilità. Non può mettere in pericolo la vita dei suoi – soldati o agenti della Cia che siano – rischiando di rivelare casualmente un segreto alla persona sbagliata o di esporsi al ricatto.
La sua situazione è molto diversa ad esempio da quella di Chris Kubasik, il Ceo della Lockheed, uno dei più importanti fornitori del Pentagono e della Cia, anche lui dimissionario ieri per un rapporto «improprio con una donna subordinata». In quel caso interviene la possibilità di esporre l'azienda a una causa per discriminazione e abuso di potere. Dietrologia anche in quel caso? Peggio, due casi collegati? Continueremo a sentirne di ogni genere, ma non ci crederemo. Preferiamo riconoscere al generale Petraeus, di aver fatto la scelta più onorevole quando è stato colto in fallo: andarsene.

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