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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2012 alle ore 14:59.

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Nella foto la stazione meteo di Cape Ross attiva dall'86Nella foto la stazione meteo di Cape Ross attiva dall'86

BAIA TERRA NOVA - Se la tragica corsa, l'ormai famosa "race" tra il norvegese Amundsen e l'inglese Scott è archiviata nell'epopea delle prime spedizioni polari di inizio '900, il continente bianco suscita ancora grandi competizioni non più (o almeno non solo) tra Paesi diversi ma tra gruppi di scienziati legati a progetti di ricerca. Una corsa che non prevede più pony o cani da slitta ma mezzi cingolati che aprono le piste sui ghiaccio nelle cosiddette "traverse", lentissimi e pesantissimi convogli che viaggiano a meno di 10 chilometri all'ora e si muovono dalle basi sulla costa all'interno per migliaia di chilometri.

Servono per rifornire via terra con viveri e carburante le basi più interne. Gli italiani e i francesi alimentano così dalla base sulla costa di Dumont d'Urville la stazione di Concordia posto a 1200 chilometri di distanza a Dom C (3200 metri di quota). Ma, al di là di questo aspetto puramente logistico, le prime "traverse" sono nate con scopi di esplorazione scientifica negli anni '50- '60 per compiere rilievi anche nelle zone più interne e inospitali del continente.

È in questo modo, ad esempio che i russi hanno alimentato la loro base di Vostok dal '56. Dagli anni '90 però, ricorda Massimo Frezzotti, un veterano delle spedizioni antartiche e responsabile dell'Unità tecnica Antartide dell'Enea, la comunità scientifica decise che bisognava ritornare ad esplorare l'interno del continente bianco per raccogliere nuove informazioni, fare rilievi e carotaggi.

Nacque così l'Itase (International transantarctic scientific expedition) che effettuò i primi rilievi nel '92, contemporaneamente al grande progetto europeo Epica che ha perforato 3270 metri di ghiaccio arrivando a rilevare dati di 800mila anni fa. Mentre Epica offriva informazioni indietro nel tempo, Itase aveva invece il compito di ricostruire la variabilità spaziale negli ultimi 200 anni in zone diverse dalla costa all'interno. I dati raccolti da Itase, rileva sempre Frezzotti, hanno rivoluzionato le nostre conoscenze sulle precipitazioni nevose e il materiale sospeso nell'atmosfera. Itase era un programma proposto dagli americani ma dove l'Italia rivestiva un ruolo di primo piano.

Nel '96 l'Italia avvia, in collaborazione con i francesi, la prima "traversa" dalla stazione italiana di Baia Terra Nova a Talos Dom, 600 chilometri verso l'interno della calotta battendo sul tempo gli americani che proprio lì avevano individuato un sito ottimo per le perforazioni. Dal '98 al 2001 sono stati esplorati altri 4mila chilometri di "traversa" nell'area compresa tra Dom C, Talos Dom e Dumont d'Urville e nel 2004 l'Italia ha assunto la leadership del progettio Taldice (Talos Dom Ice Core Project) che ha visto coinvolti anche ricercatori francesi, inglesi, tedeschi e svizzeri. Un archivio in ghiaccio di 1670 metri che ricostruisce la storia del clima degli ultimi 350mila anni.

Quest'anno con la 28a spedizione italiana, utilizzando i mezzi della "traversa" Itase, l'obiettivo, aggiunge Frezzotti, è quello di effettuare nuove perforazioni a 300 chilometri a Nord di Talos Dom che permettano di ricostruire gli ultimi 2mila anni ad altissima risoluzione, una sorta di network internazionale dove l'Italia ha sempre un ruolo di rilievo.

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