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Questo articolo è stato pubblicato il 12 novembre 2012 alle ore 06:38.

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Al Comune di Alessandria gli stipendi di ottobre sono stati pagati grazie a un intervento in extremis dello Stato, e per quelli dei prossimi mesi si spera nei nuovi aiuti serviti ai municipi in dissesto dal decreto enti locali, che domani sarà al voto della Camera: nella galassia intorno al Comune, cioè nelle società partecipate come l'Amiu, l'incognita sull'arrivo delle buste paga è ormai un'abitudine che accompagna i dipendenti da circa un anno.
Anche a Catania l'attesa dello stipendio è ormai tradizionalmente macchiata da incertezze e ritardi, e i cedolini del mese scorso mancano ancora all'appello. A Palermo, i 1.805 dipendenti della Gesip animano manifestazioni quasi quotidiane per le strade della città, perché la loro società è saltata e nonostante le promesse iniziali di Comune e Regione nemmeno la cassa integrazione è decollata: l'unico aiuto arriva da un gruppo di associazioni benefiche, da Anas Palermo al Banco alimentare, che hanno deciso di raccogliere ogni mese pasta, zucchero e altri generi alimentari a lunga conservazione da distribuire ai lavoratori senza stipendio. Nel frattempo il dossier dell'Amia, la società che nel capoluogo siciliano si occupa di igiene ambientale e nel tempo si è gonfiata fino ad arrivare a 2mila dipendenti, è sui tavoli del tribunale fallimentare, che ha dato tempo fino al 23 novembre per il deposito della proposta di concordato.
Prima dei parametri e dei commi di legge, nell'Italia della crisi a far saltare il reddito dei lavoratori degli enti locali arriva lo stato disastrato di alcuni bilanci pubblici. Ma da Nola, in provincia di Napoli, a Lecce, dove i dipendenti della partecipata Lupiae servizi invece dei soldi hanno ricevuto un avviso di slittamento dei versamenti a fine mese, gli anelli nella catena dei mancati pagamenti sono parecchi, e la serie rischia di allungarsi ulteriormente.
Il riordino del personale degli enti locali messo in calendario per il 2013 (si veda anche l'articolo a fianco) piomba in un quadro caratterizzato anche da questi colori ma, a meno di correttivi nella fase dell'applicazione, non sembra tenerne troppo conto. Il parametro in base al quale dovranno essere individuati gli «esuberi» anche nella Pubblica amministrazione locale è già fissato dalla legge, e consiste prima di tutto nel rapporto fra numero di dipendenti e popolazione. Un'occhiata ai numeri dei capoluoghi di Provincia mostra però più di una sorpresa: ai primi posti nella graduatoria delle città sulla base del rapporto fra organici comunali e dimensione demografica si incontra Siena, seguita da Comuni come Firenze, Trento e Bologna. Al fondo della classifica, invece, c'è Andria, che in rapporto alla popolazione ha meno di un terzo dei dipendenti di Trento, e più o meno sugli stessi livelli si attestano Brindisi, Catanzaro, Latina e Crotone.
Balza agli occhi, insomma, che il parametro puro e semplice individuato dalla norma abbia bisogno di più di un correttivo per poter tracciare davvero la strada giusta verso la razionalizzazione del pubblico impiego locale. La dimensione degli organici dipende in primo luogo dal livello dei servizi erogati e, a parità di servizi, dalle modalità organizzative più o meno puntate verso l'esternalizzazione. Il Comune di Roma, per esempio, ha circa un terzo dei dipendenti della "holding Campidoglio" considerata nel suo complesso, e lo stesso accade in molte altre città.
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