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Questo articolo è stato pubblicato il 13 novembre 2012 alle ore 13:36.

Chissà come finivano le partite alla playstation tra il boss Antonio Lo Russo e l'asso argentino del Psg Ezequiel Lavezzi. L'ex attaccante del Napoli questa mattina ha risposto in tribunale alle domande dei pm antimafia Amato e Parascandolo nel processo a carico di Marco Iorio, ristoratore accusato di aver fatto fortuna con una catena di pizzerie grazie ai capitali sporchi del clan Lo Russo, e di Vittorio Pisani, l'ex capo della Squadra mobile che avrebbe riferito al primo dell'indagine a suo carico.
Lavezzi ha confermato di conoscere Antonio Lo Russo, figlio del pentito Salvatore, ma solo come «capo ultrà». «Alcune volte venne anche a casa mia perché gli regalassi delle maglie», ha spiegato Lavezzi, specificando che «in Argentina è normale che i tifosi abbiano rapporti con i giocatori. Così era con lui. Una volta giocammo anche alla playstation. Se non ricordo male l'ho visto qualche volta allo stadio». E, proprio al San Paolo, Lo Russo jr fu fotografato a bordo campo durante la partita Napoli-Parma (campionato 2010) finita poi al centro di un'indagine della procura di Napoli sul calcioscommesse gestito dai clan.
Il motivo della convocazione di Lavezzi in Tribunale riguarda però un aspetto più strettamente investigativo, e cioè l'abitudine che il giocatore aveva di consegnare, quando si allontanava da Napoli, i suoi orologi preziosi a Iorio perché li custodisse in cassaforte. Durante una perquisizione in casa Iorio, però, furono trovati anche altri automatici, che non appartenevano al fuoriclasse argentino, e che secondo l'accusa erano di proprietà del boss Salvatore Lo Russo. Un particolare, questo, che per gli inquirenti avrebbe dimostrato il legame tra l'imprenditore della ristorazione e il padrino che gli avrebbe messo a disposizione i soldi (sporchi) necessari per l'avvio dell'attività.
Nelle prossime udienze, sarà ascoltato anche Mario Balotelli, protagonista della gita a Scampia – di cui ha parlato il pentito Biagio Esposito – in compagnia proprio di Marco Iorio e di alcuni esponenti della camorra di Secondigliano. Un tour nelle piazze di spaccio del quartiere napoletano che il fuoriclasse palermitano disse di aver fatto senza essere a conoscenza della reale identità dei suoi accompagnatori. La prossima settimana, sarà chiamato a spiegarlo anche ai giudici.
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