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Questo articolo è stato pubblicato il 16 novembre 2012 alle ore 20:05.

Cosenza - Era latitante dal settembre 2008, e cioè da quando il gip di Catanzaro, Tiziana Macrì, ordinò il suo arresto per gli omicidi del cosentino Vittorio Marchio e del "mammasantissima" di San Lucido, Marcello Calvano. Oggi, grazie a un'operazione magistrale dei carabinieri del Ros e del reparto Cacciatori di Vibo Valentia, Ettore Lanzino, il ricercato numero uno della 'ndrangheta cosentina è finito in manette. Il boss si era rifugiato in una mansarda a Commenda di Rende, centro urbano colonizzato dagli universitari calabresi. E da lì, in pieno centro, conduceva la sua vita da uccel di bosco. I militari lo hanno scovato poco dopo il tramonto, e da quanto si apprende Lanzino non ha opposto resistenza.
Un'operazione esemplare, quella che ha portato alla cattura di colui che secondo la Dda è il capo dei capi dei clan a Cosenza.
Dello stesso Lanzino si era scritto proprio ieri. Nell'ambito dell'inchiesta che ha portato all'arresto di due consiglieri provinciali (Pietro Ruffolo e Umberto Bernaudo) era emerso che lo stesso boss era tra i dipendenti della cooperativa 'Rende 2000', società su cui ruota parte dell'indagine. Lanzino era stato dipendente della cooperativa da aprile a settembre del 2008. Nei mesi successivi aveva deciso di darsi alla latitanza. Latitanza finita oggi, con un blitz fra gli studenti.
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