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Questo articolo è stato pubblicato il 16 novembre 2012 alle ore 13:55.

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Nella foto Sergio Parisse (Afp)Nella foto Sergio Parisse (Afp)

Entrare in campo per sfidare i migliori al mondo è una grande emozione. Sempre. A qualsiasi età. Tanto che si tratti dell'esordio in maglia azzurra che si infilino gli scarpini a trent'anni con 80 caps sulle spalle. La conferenza stampa pre partita della sfida tra Italia e Nuova Zelanda, offre al capitano degli azzurri del rugby, Sergio Parisse, l'occasione per ricordare il suo esordio, proprio contro gli All Blacks dall'altra parte del mondo a 18 anni.

Una telefonata in piena notte al padre per annunciare la maglia da titolare e qualche notte segnata dalla tensione della "prima". A quasi un decennio di distanza, la telefonata al padre c'è stata comunque, ma in orario normale, e la sfida con i campioni del mondo per quanto emozionante, il capitano azzurro la vive in maniera più tranquilla. «Nessuno si aspetta che l'Italia vinca», ammette Parisse, ma giocare senza pressione può essere un bene. «L'importante è far vedere un rugby diverso rispetto alla settimana scorsa, perché contro Tonga abbiamo giocato male anche se abbiamo vinto», che «comunque era l'importante», dichiara. Il numero otto italiano è consapevole che «gli All Blacks sono i più forti al mondo, mentre noi siamo undicesimi nel ranking mondiale e, non dico che siamo una piccola nazionale, ma siamo sicuramente una nazionale in crescita».

E la sfida di domani dovrà far vedere quanto questa squadra ha fatto progressi. «Abbiamo l'obbligo di far vedere un rugby migliore», prosegue Parisse, sottolineando che dall'ultimo incontro a San Siro a Milano nel 2009 «la squadra ha dimostrato che sta crescendo anche se siamo messi in discussione a ogni partita». E dal match del 2009 tanti nuovi giocatori hanno iniziato a vestire la maglia azzurra, alcuni saranno in campo domani, qualcuno farà proprio il suo esordio contro i campioni del mondo. Parisse pensa anche a loro quando ricorda come è iniziata la sua avventura in nazionale e parlando del mediano di mischia Edoardo Gori sembra quasi che lo investa di ruolo di capitano del futuro. «Un ragazzo come Gori può migliorare ancora tantissimo, è ancora timido ma dentro di sé ha le qualità per diventare il leader di questa squadra», afferma durante l'incontro con i giornalisti. Un in bocca al lupo alla nazionale con l'augurio di riuscire a «mettere pressione agli avversari per fermare la flotta nera» arriva infine dal presidente della Federazione italiana rugby, Alfredo Gavazzi, arrivato allo Stadio Olimpico per assistere alla seconda partita degli azzurri da quando è stato eletto al vertice della Fir e con l'occasione presentare la partnership con Eden Park, il marchio francese che veste gli azzurri fuori dal campo per le occasioni ufficiali.

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