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Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2012 alle ore 06:40.

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«Tra gli inventori del sequestro lampo», l'hanno definito ieri gli investigatori. Ma anche un ex affiliato alla mafia barese, poi però pentitosi. Ritenuto dalle cosche un «infame» e dalla magistratura «inattendibile». È il ritratto di Giuseppe Leone, 51 anni, il presunto capo della banda che il 15 ottobre ha compiuto il sequestro lampo di Giuseppe Spinelli, il ragioniere di Silvio Berlusconi.
Soprannominato nella mala Ciccio u'guastat (il matto), la sua carriera criminale nasce negli anni '80. «Sì - raccontava alla Procura di Bari - sono stato affiliato e con i gradi che variavano nella gerarchia quando si cresceva. Sono partito da "camorrista", poi "sgarrista" e "santista". Il battesimo è avvenuto nel 1983». Tutto è racchiuso nei faldoni della Dda di Bari, negli storici processi di mafia. Operazione «La Rosa», prima inchiesta che svela gli intrecci della Sacra Corona Unita. Il processo gli costa una condanna dal 1981 al 1992. Anni in cui «continuavo a delinquere durante i permessi premio e di soggiorno obbligato», ha detto. Così ha ammesso di aver compiuto negli anni di prigionia ben 5 rapine, per un ammontare di un miliardo e mezzo di lire. Nel 1992 è accusato del suo primo sequestro lampo, quello del direttore della Cassa di Risparmio di Puglia. Con la sua banda cerca di depistare le indagini, fotografando il funzionario con una Polaroid sotto la stella a cinque punte con la scritta "Brigate rosse". Gli investigatori lo arrestano. Neanche un anno dopo evade dal carcere di Turi (Bari), dove era rinchiuso assieme a un ex poliziotto detenuto per altri reati. Poi l'operazione "Conte Ugolino" e la scelta di diventare collaboratore di giustizia.
Racconta del suo battesimo mafioso, avvenuto all'età di 13 anni. Tuttavia la sua reale posizione nella mafia è poco chiara. «Fin dal 1981 - si legge negli atti - era considerato negli ambienti delinquenziali come un "infame", per cui non aveva più potuto partecipare ad alcuna organizzazione». Anche per gli investigatori non aveva credibilità: «aveva asserito nelle sue prime dichiarazioni l'avvenuta costituzione di una nuova associazione mafiosa, la cosiddetta Sacra Corona Autonoma senza che poi gli inquirenti abbiano più dato peso a simili asserzioni».
Nel 2000 è arrestato dalla squadra mobile di Roma. Travestito da commissario, tenta di sequestrare un ufficiale dell'Aeronautica addetto ai pagamenti degli stipendi dello scalo di Ciampino. Leone, secondo la ricostruzione della polizia, intendeva portare via la cassaforte, contenente 4 miliardi di lire.
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