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Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2012 alle ore 06:39.

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ROMA
Giuliano Cazzola, deputato del Pdl, da tempo chiede di battere un colpo, ai colleghi del suo partito pronti a sostenere un Monti bis. Lo ha fatto anche ieri. Ma certo mai si sarebbe aspettato che a pronunciare un endorsement nei confronti del Professore fosse un antimontiano qual è (stato) Altero Matteoli, ex colonnello di An, ex ministro dei Trasporti, che negli ultimi dodici mesi ha collezionato dichiarazioni di fuoco contro il premier e il suo governo. Matteoli ieri invece ha detto che «a certe condizioni» sarebbere «anche pronto a votare Monti». E la condizione principale è che appoggiare Monti servirebbe «a ricompettare il centrodestra» per chiudere il portone di Palazzo Chigi a Bersani. È un po' lo stesso ragionamento fatto anche da Franco Frattini: «Se Monti decidesse di proporsi come federatore dei moderati italiani bisogna fare un ragionamento serio». Ma Frattini è da sempre uno sponsor, un affiliato del partito di Monti.
È quello che pensava fino a un po' di tempo fa anche Silvio Berlusconi, che però poi si è rimangiato tutto (ricordate la conferenza stampa di Villa Gernetto dopo la sentenza su Mediaset?) arrivando perfino a minacciare la crisi. Chissà se la sortita di Matteoli – che ha un rapporto consolidato con il Cavaliere – non preluda a un nuovo rimescolamento delle carte da parte di Berlusconi.
L'ex premier, nonostante sia alle prese con l'affaire del sequestro Spinelli, continua a monitorare la situazione. Alle primarie non ci ha mai creduto. E il caos di queste ore gli sta dando ragione. Ieri gli aspiranti candidati alla premiership erano una ventina. Il numero definitivo però lo conosceremo solo domenica dopo le 12, quando verranno resi noti i nomi di coloro che hanno portato in dote il corredo delle diecimila firme.
Comunque sia, le primarie, che nelle intenzioni di Angelino Alfano dovevano essere l'occasione per rilanciare il Pdl, rischiano ora di trasformarsi in una sorta di «circo Barnum» (copy right di Giampiero Samorì, uno degli sfidanti del segretario). Alessandra Mussolini ha già sbattuto la porta ritirandosi («non partecipo a una squallida resa dei conti»). Lo stesso ha fatto lo scrittore Alfonso Marra, in difficoltà nella raccolta delle firme a causa del presunto ostracismo dei funzionari del Pdl. Intanto sulla passerella dei candidati premier pidiellini, sfilano perfetti sconosciuti quali Alessandro Proto, immobiliarista e finanziere, Germana Lancia, disabile «laureata, specializzata e masterizzata» e forse anche un amico dell'ex consigliere regionale Nicole Minetti quale Luciano Silighini Garagnani, regista e produttore televisivo.
Il filtro delle diecimila firme servirà a scremare la platea dei candidati. La più temibile per Alfano è certamente Giorgia Meloni. L'ex ministro della Gioventù conta di raccogliere attorno a sè l'ala della protesta di ex An ed ex Fi, di chi al di là del Monti sì o Monti no (la Meloni è schierata per un «no» incondizionato), è innanzitutto contro la riproposizione dell'attuale nomenclatura pidiellina. Non a caso nessuno degli ex colonnelli di An l'appoggia.
La prossima settimana si terrà l'ufficio di presidenza per dettare le nuove regole delle primarie. L'election day del 10 marzo ha imposto infatti di rivedere il timing iniziale. Che le primarie non si facciano Alfano lo esclude. «Rivedremo il calendario degli appuntamenti», si limita a spiegare in queste ore il segretario. Non più primarie all'americana, suddivise nell'arco di un paio di mesi, ma due date secche: presumibilmente il 16 dicembre e il 13 gennaio. Di certo però non c'è nulla. «La macchina ancora non si è messa in moto», spiegava ieri sera un dirigente del Pdl vicino al segretario.
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LE POSIZIONI
Altero Matteoli Ex ministro del governo Berlusconi
Alessandra Mussolini Ex candidata alle primarie del Pdl
L'appello
«Aprire una riflessione» se Monti decidesse di candidarsi a premier di una coalizione alternativa alla sinistra
Il passo indietro
«Trasformare le primarie del Pdl in in una squallida resa dei conti interna, è il più grosso errore che si possa commettere»

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