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Questo articolo è stato pubblicato il 22 novembre 2012 alle ore 06:40.
Domenica prossima si vota per le primarie che devono designare il candidato premier del centrosinistra. Non è la prima volta. Si sono fatte per Prodi, per Veltroni e da ultimo per Bersani. Ma mai si è avuta veramente la sensazione che il risultato fosse incerto. Questa volta è diverso. È per questo che il primo dato da sottolineare nel sondaggio Cise che presentiamo qui è il grande interesse che circonda questa consultazione (cise.luiss.it). Alla domanda "Pensa che andrà a votare alle primarie del centrosinistra il prossimo 25 novembre?" il 32% degli intervistati risponde affermativamente, mentre un altro 7% è incerto. Si tratta di una quota eccezionalmente alta di potenziali elettori. La maggior parte di loro non andrà certamente a votare. Forse un quarto o poco più lo farà. Tra interesse e comportamento c'è una enorme differenza. Vedremo. In ogni caso questo è un segnale in netta controtendenza rispetto ad altri dati che registrano il profondo distacco fra elettori e politica. Fare le primarie è stata una buona cosa per il Pd e ne va dato merito a chi le ha fortemente volute.
Sull'esito della competizione questo sondaggio evidenzia che all'interno del nostro campione Bersani risulta chiaramente in vantaggio con il 48% delle preferenze contro il 38% di Renzi. È un dato tutto sommato in linea con altre rilevazioni demoscopiche recenti, anche se nel nostro caso la percentuale di voti di Bersani è più alta perché è calcolata solo su chi dichiara l'intenzione di votare escludendo quindi gli incerti e quelli che non rispondono alla domanda. La sorpresa è la bassa percentuale di consensi per Vendola (10%). Gli altri due candidati sono su valori molto bassi.
Per quanto riguarda il profilo politico dei due candidati maggiori i nostri dati confermano l'opinione largamente diffusa secondo la quale Bersani è il rappresentante dell'anima più identitaria del Pd. Infatti il 70% di coloro che dichiarano di volerlo votare alle primarie hanno votato nelle politiche del 2008 per il Pd. Il profilo di Renzi invece è più trasversale. Tra i suoi elettori meno del 50% avevano votato Pd nel 2008 mentre il 43% proviene da partiti del centrodestra (il 28% in particolare dal Pdl). Questo è confermato anche dalle auto-collocazioni degli intervistati sull'asse sinistra-destra. Il 76% degli elettori di Bersani si definisce di sinistra contro il 43% di quelli di Renzi. Un altro dato interessante è la distribuzione geografica delle preferenze. Bersani è in forte vantaggio su Renzi nelle regioni del Centro e del Sud. Non è così invece in quelle del Nord dove il rapporto è molto più equilibrato. Anzi, in Lombardia e Veneto il sindaco di Firenze risulta il più votato, anche se di poco. Alla luce di questi numeri la partita sembra già decisa a favore di Bersani. Anzi potrebbe addirittura concludersi al primo turno. Eppure ci sono due elementi che possono riservare qualche sorpresa. Infatti tra coloro che hanno dichiarato di voler andare a votare circa un elettore su 5 è in realtà ancora indeciso su chi votare. Se alla fine si asterranno o se si distribuiranno tra i due candidati nella stessa proporzione di chi ha già scelto, il risultato finale non cambierebbe. Ma se per un qualche evento legato alle battute finali della campagna elettorale propendessero massicciamente a favore di Renzi allora la partita si potrebbe riaprire, soprattutto in vista del secondo turno.
Ma il fattore da cui aspettarsi novità è un altro. Le intenzioni di voto per i due candidati sono calcolate sulla base di tutti coloro che hanno dichiarato di voler andare a votare. Ma come abbiamo già sottolineato la grande maggioranza non lo farà. Noi però non sappiamo chi si recherà alle urne e chi invece resterà a casa né sappiamo se tra coloro che si recheranno effettivamente alle urne i rapporti di forza tra i due candidati rimarranno questi. Quindi non tutto è deciso.
Un altro risultato importante di questo sondaggio Cise riguarda le risposte alla domanda "Se dovesse vincere Bersani lei pensa che voterebbe per il centrosinistra alle prossime elezioni politiche?". La stessa domanda è stata posta con Renzi come candidato premier. Le risposte riguardano tutto il campione e non solo coloro che hanno detto di voler votare alle primarie del Pd. Il risultato è che una coalizione di centrosinistra guidata dal segretario del Pd otterrebbe il 35% dei voti, mentre se la stessa fosse guidata da Renzi raggiungerebbe il 44%. Non è una sorpresa. È una conferma di cose che si sanno. Renzi conquista consensi dove Bersani non riesce ad arrivare. Bersani è il candidato più gradito dall'elettorato di sinistra. Per Renzi invece sono disposti a votare anche elettori che non appartengono a questa area politica. Sulla base di questi dati si può affermare che con lui il centrosinistra potrebbe forse superare anche la soglia che si vuole introdurre nella nuova legge elettorale per far scattare il premio di maggioranza. Forse anche quella del 42,5 per cento.
Naturalmente il sindaco di Firenze non riuscirebbe a farsi votare da tutti quelli che votano Bersani ma le defezioni che soffrirebbe a sinistra sarebbero più che compensate dai voti guadagnati al centro e a destra. I dati sono chiari. Solo il 60% di coloro che si definiscono di sinistra voterebbero una coalizione guidata dal sindaco di Firenze contro il 70% che voterebbero per una coalizione guidata da Bersani. Ma Renzi raccoglierebbe il consenso del 34% degli elettori che si definiscono di destra mentre Bersani si fermerebbe al 7,5%. Renzi quindi guadagna tra gli elettori moderati più di quanto non perde nell'elettorato di sinistra. Il saldo è positivo. Non è stato così invece con Veltroni nelle politiche del 2008. Non è un caso che Berlusconi stia aspettando l'esito di queste primarie prima di decidere le sue prossime mosse.