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Questo articolo è stato pubblicato il 22 novembre 2012 alle ore 16:04.

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CATANZARO - A Catanzaro si deve tornare alle urne. È questa la decisione del Tar che, nella mattinata odierna, ha annullato lo scrutinio di otto sezioni del capoluogo calabrese invalidando, di fatto, il voto della scorsa primavera. Una sentenza attesissima, frutto dei ricorsi presentati da Salvatore Scalzo, candidato sindaco del centrosinistra che a maggio aveva perso per una manciata di voti.

Il sindaco in carica, Sergio Abramo, era stato eletto nella coalizione del centrodestra al termine di uno scrutinio infinito. La sua vittoria, con il 50.25% delle preferenze, arrivò dopo oltre 72 ore dalla chiusura dei seggi. Un risultato contestatissimo, finito nelle aule dei tribunali sin da subito. Il cetrosinistra catanzarese, infatti, tirò ballo presunte irregolarità sin da subito. Da qui il ricorso al tribunale amministrativo.E qualche settimana fa la commissione stabilì che almeno 22 persone aveva votato due volte.
Stamattina il Tar, in un'aula affollatissima, ha annullato il voto. Ma solo in otto sezioni (3, 4, 18, 24, 28, 37, 60 e 85). E solo in queste otto sezioni si tornerà a votare fra 60 giorni. Nelle rimanenti, invece, tutto rimarrà invariato. Intanto, però, il Comune molto probabilmente sarà commissariato. E sindaco, giunta e consiglio comunale potrebbero decadere. Il nuovo voto "a metà" deciderà chi governerà la città.
I giudici amministrativi hanno accolto solo parzialmente il ricorso presentato da Scalzo. Ora, ovviamente, c'è attesa per le motivazioni della sentenza saranno depositate entro dieci giorni.

Il collegio del Tar di Catanzaro era composto da Massimo Luciano Calveri (presidente), Giovanni Iannini, Emiliano Raganella e Costantino Salvatore Gatto (giudici a latere). Fuori dal tribunale, un nutrito gruppo di sostenitori di Salvatore Scalzo ha accolto la notizia tanto attesa con slogan del tipo ''Giustizia è fatta''.

Ma queste elezioni amministrative 2012, a Catanzaro, sembrano proprio non voler finire. Anche perché non è escluso che il centrodestra faccia immediato ricordo al Consiglio di Stato.

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