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Questo articolo è stato pubblicato il 22 novembre 2012 alle ore 06:38.

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ROMA
Si rafforza la contrattazione di secondo livello, che potrà disciplinare tutti gli istituti contrattuali che hanno l'obiettivo di favorire la crescita della produttività. L'Ipca, il nuovo indice previsionale che ha sostituito il tasso d'inflazione programmata, diventa un "tetto massimo" per gli aumenti salariali in sede di rinnovo contrattuale. E per superare una serie di rigidità nei rapporti di lavoro è previsto l'affidamento alla contrattazione collettiva di una piena autonomia negoziale su materie come l'equivalenza delle mansioni, la flessibilità degli orari di lavoro, l'introduzione di nuove tecnologie, oggi regolate in materia prevalente o esclusiva dalla legge, ma che incidono (in modo diretto o indiretto) sulla produttività del lavoro.
Sono questi alcuni dei punti chiave contenuti nell'accordo (10 pagine, divise in sette capitoli e una lunga premessa) tra le parti sociali per rilanciare la produttività.
La contrattazione collettiva nazionale, viene confermato nel testo finale dell'intesa, conserva la funzione di garantire la certezza dei trattamenti economici e normativi comuni per tutti i lavoratori, e quindi ha l'obiettivo mirato di tutelare il potere d'acquisto dei salari. Gli incrementi retributivi saranno parametrati sull'Ipca, ma dovranno tener conto delle tendenze generali dell'economia, del mercato del lavoro, del raffronto competitivo internazionale e degli andamenti specifici del settore.
Come detto - ed è una importante novità - viene affidata alla contrattazione di secondo livello una quota degli aumenti economici eventualmente disposti dai Ccnl (per beneficiare delle misure di detassazione e decontribuzione, che si chiede vengano rese strutturali). Ma tale quota resterà parte integrante dei trattamenti economici comuni qualora non vi fosse o venisse meno la contrattazione di secondo livello. Inoltre, il Ccnl dovrà prevedere (sempre a favore della contrattazione di secondo livello) «una chiara delega» sulle materie e le modalità che possono incidere positivamente sulla crescita della produttività, come gli istituti contrattuali che disciplinano la prestazione lavorativa, gli orari e l'organizzazione del lavoro.
In materia di rappresentanza, poi, si individua nel termine del 31 dicembre 2012 la data entro la quale le parti sociali (firmatarie dell'accordo interconfederale del 28 giugno 2011) dovranno completare il quadro delle nuove regole per applicare al privato i criteri già utilizzati nel pubblico per misurare il livello di rappresentanza di ciascun sindacato, considerando un mix tra consenso elettorale e numero di iscritti. Altra novità importate, è che queste intese dovranno, inoltre, prevedere «disposizioni efficaci» per garantire l'effettività e l'esigibilità degli accordi sottoscritti.
Sul fronte invece della partecipazione dei lavoratori nell'impresa, le parti sociali chiedono un approfondito confronto con il Governo prima di esercitare la delega; mentre sulla formazione sottolineano la necessità di rendere più efficace l'azione dei fondi interprofessionali, auspicando una «chiara affermazione per legge della loro natura privatistica». Una richiesta, infine, anche in tema di mercato del lavoro: si incalza il Governo ad agevolare la transizione dal lavoro alla pensione, in un'ottica di «solidarietà intergenerazionale», puntando a definire misure per garantire una adeguata e certa copertura contributiva.
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