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Questo articolo è stato pubblicato il 22 novembre 2012 alle ore 12:36.

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ROMA - Il Pdl offre ai condannati in via definitiva la possibilità di riaprire i processi - civili e penali - usando come "arma" la «manifesta violazione del diritto comunitario» consumata dalla Cassazione. Lo fa con un emendamento al dl sviluppo, firmato da Valentino, Delogu, Mugnai, Balboni, Sarro, che introduce una sorta di "quarto grado di giudizio" e, come se non bastasse, consente persino di riaprire i processi chiusi nei due anni precedenti all'entrata in vigore della nuova norma.

Nei 180 giorni successivi, i condannati in via definitiva negli ultimi due anni potranno presentare ricorso alla suprema Corte (invece che alla Corte di Giustizia di Lussemburgo), denunciare appunto la «manifesta violazione del diritto comunitario» commessa dalla stessa Corte e riaprire così la partita davanti alle Sezioni unite, che diventeranno una sorta di super-Cassazione, super-intasata. L'esecuzione della condanna non verrebbe sospesa tranne nei casi di «eccezionale gravità». Obiettivo: la revocazione della condanna con la prospettiva di chiedere poi il risarcimento dei danni ai giudici rei di aver manifestamente violato il diritto comunitario. La responsabilità civile delle toghe, che sembrava archiviata, rientra sulla scena senza neppure bisogno di un'apposita modifica legislativa. Quanto basta per allettare la Lega ad appoggiare l'iniziativa del Pdl, contribuendo all'approvazione della nuova norma.

Quando glielo dicono, il ministro della Giustizia Paola Severino risponde di non aver ancora letto l'emendamento ma il sottosegretario Salvatore Mazzamuto anticipa in commissione Industria che «al momento» il parere del governo è contrario. «Al momento» perché Valentino ha annunciato di voler riformulare l'emendamento. «Voglio rielaborarlo - conferma - ferma restando, però, la norma transitoria», cioè la sua applicazione retroattiva. Esclude che si tratti di una norma ad personam, per favorire tra gli altri Silvio Berlusconi nella vicenda sul Lodo Mondadori. «Dietrologie», aggiunge Sarro, secondo cui lo scopo sarebbe solo quello di «evitare che i cittadini spendano un sacco di soldi per chiedere giustizia in Europa quando potrebbero vedersi riconosciute le proprie ragioni in Italia». Ma il Pd s'indigna: proposta «politicamente e moralmente indecente», «assurda», «irresponsabile», «inammissibile», che «tutela interessi inconfessabili», «bloccherebbe il sistema giustizia» e farebbe «saltare» l'incandidabilità riaprendo «tutte le sentenze passate in giudicato negli ultimi due anni». «Il governo - concludono i democratici - prenda subito le distanze».

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