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Questo articolo è stato pubblicato il 24 novembre 2012 alle ore 20:31.
È un'Italia a due volti quella vista oggi contro l'Australia allo Stadio Artemio Franchi di Firenze. Lo riconosce in apertura di conferenza stampa il ct degli Azzurri, Jacques Brunel. "Nel primo tempo abbiamo avuto delle difficoltà, perso delle touche, preso calci e regalato troppo. Nel secondo tempo abbiamo dato un'altra immagine, con più entusiasmo e più capacità", dichiara l'allenatore, sostenendo che "alla fine potevamo vincere o almeno pareggiare". In ogni caso il ct non vuole "colpevolizzare Luciano Orquera" per quel calcio sbagliato a quasi un minuto dalla fine perché comunque il mediano di apertura "ha fatto una grande partita". Un po' di delusione c'è nelle parole del commissario tecnico dell'Italrugby, perché "ancora ci manca qualcosa per giocare sempre ad alto livello", ma "siamo sulla strada buona" e questo, non lo nasconde, "è una soddisfazione". E una soddisfazione ancora più grande è stato vedere una squadra "che ha avuto l'ambizione di sfidare l'Australia e di dominare nel secondo tempo".
Per quanto "non sia mai piacevole perdere", il capitano azzurro Sergio Parisse, ha sicuramente un'aria più contenta rispetto a tante altre conferenze stampa post partita. "Al di là della sconfitta oggi mi sono proprio divertito a giocare a rugby. Abbiamo guadagnato il rispetto delle squadre dell'emisfero sud", afferma il numero otto, facendo riferimento a quando sul finale, l'Australia ha buttato il pallone in touche per far finire la partita. "Non era mai capitato che lo facessero, avevano paura di sbagliare", continua Parisse, sottolineando quanto dopo questa partita e alla fine dei test match autunnali l'Italia sia "molto più consapevole delle sue capacità". L'analisi di Brunel e del capitano trovano d'accordo tutti lasciando il Franchi. "Siamo cresciuti", dichiara Michele Rizzo, ribadendo ancora una volta la "soddisfazione per il calcio in touche "dell'Australia nel finale, vissuto come un grande segno di rispetto da parte dell'avversario. "Se avessimo giocato subito come nel secondo tempo magari avremmo potuto raccogliere il risultato. Peccato", continua Edoardo "Ugo" Gori, protagonista di una buona prestazione e forse dello striscione più simpatico sugli spalti: "Ugo di noi", gioco di parole con quel soprannome datogli dalla mamma proprio su un campo da rugby per non confonderlo con altri bambini con il suo stesso nome. Un pensiero, infine, andando via dagli spogliatoi, corre a Mirco Bergamasco che ha dovuto lasciare il campo in barella per una frattura scomposta alla rotula e che questa sera stessa sarà operato.
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