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Questo articolo è stato pubblicato il 27 novembre 2012 alle ore 08:42.

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Jean-Claude Juncker (Afp)Jean-Claude Juncker (Afp)

Lentamente, l'idea di una ristrutturazione del debito greco si sta facendo strada in Europa. Questa notte, dopo una lunga trattativa con il Fondo monetario internazionale, i Paesi della zona euro hanno finalmente annunciato un nuovo pacchetto di aiuti per la Grecia. Il salvagente prevede una riduzione del debito pubblico del paese mediterraneo, e soprattutto apre la porta nel medio termine, se necessario, a un condono di una parte del passivo pur di evitare il tracollo all'economia greca.

Il pacchetto per Atene prevede un taglio dei tassi d'interesse sui prestiti concessi alla Grecia, un allungamento delle scadenze delle linee di credito, una moratoria sul servizio del debito, e una delicata operazione di riacquisto di titoli greci sul mercato. «Questo è stato un accordo molto difficile» da raggiungere, ha ammesso questa notte il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker. «Tutte le iniziative decise oggi riporteranno chiaramente il debito greco su un cammino sostenibile».

Uscendo dalla riunione mentre le discussioni erano ancora in corso, il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi ha affermato: «Accolgo con grande piacere le decisioni dei ministri delle Finanze. Certamente, ridurranno l'incertezza e aumenteranno la fiducia in Europa e in Grecia».

Secondo il nuovo pacchetto di misure, l'obiettivo della Grecia è di portare il debito al 124% del Prodotto interno lordo nel 2020 (dal 160% di giugno) e «significativamente sotto al 100% del Pil nel 2022».

Le due date e i due obiettivi di debito sono il risultato di un difficilissimo compromesso tra il Fondo e l'Eurogruppo. In origine, pur di rendere il debito sostenibile, l'Fmi avrebbe voluto che il target fosse del 120% del Pil nel 2020. In questo senso, più volte ha chiesto ai governi di condonare almeno parte del debito. Dinanzi al rifiuto di molti governi, ha accettato di rivedere i suoi obiettivi in cambio però della possibilità di una futura ristrutturazione del passivo, oggi prevalentemente in mani pubbliche.

«I Paesi membri della zona euro valuteranno – se necessario – nuove misure e assistenze, tra cui un costo minore del finanziamento dei fondi strutturali e/o nuove riduzioni dei tassi d'interesse sui prestiti, in modo da raggiungere una ulteriore riduzione credibile e sostenibile del rapporto debito-Pil greco», si legge in un comunicato. Queste ulteriori misure verranno prese in conto «dal momento in cui la Grecia registrerà un surplus primario annuo di bilancio» vale a dire nella seconda parte del decennio.

La frase, riprodotta qui solo in parte, è stata definita con ironia da un negoziatore «la più lunga e contorta nella storia dei comunicati dell'Eurogruppo». Tra le righe, i ministri delle Finanze aprono la porta a una ulteriore riduzione del debito greco, possibilmente intaccando il capitale e rinunciando al pieno rimborso dei crediti. D'altro canto, è difficile portare il passivo in soli due anni dal 124% del Pil a sotto il 100 del Pil, senza misure straordinarie.

«La frase apre la porta a tutte le soluzioni – spiega un responsabile europeo –. Nulla può essere escluso, ma nulla è neppure stato deciso». La presa di posizione è ambigua perché a 10 mesi dalle prossime elezioni il governo tedesco non ha potuto accettare nulla di più. L'idea di condonare il debito è controversa; crea problemi politici, morali, legali. È interessante notare che i governi percorrerebbero eventualmente questa strada nella seconda parte del decennio, ossia dopo il voto tedesco dell'autunno 2013.

«Quando la Grecia avrà raggiunto, o quasi raggiunto, un surplus primario e rispettato tutte le condizioni, considereremo, se necessario, ulteriori misure per la riduzione del debito totale», ha detto il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble. Interpellato su possibili ristrutturazioni più radicali del debito, il francese Pierre Moscovici ha ammesso che la frase del comunicato è segnata da «ambiguità costruttiva». Altri ministri si sono concentrati sul presente, facendo notare che oggi un condono del debito è escluso.

Da tempo, circola l'idea di una ristrutturazione del debito greco. Un primo passo è stato compiuto stanotte, seppur tutto da verificare nella pratica. A Bruxelles, molto diplomatici guardano positivamente a questa possibilità. Da un lato, perché potrebbe essere un modo per risolvere alla radice la crisi debitoria. Dall'altro, perché potrebbe essere un modo per rassicurare i mercati sul futuro dell'euro. Nella notte, l'Eurogruppo ha anche deciso di versare alla Grecia l'attesa tranche di aiuti (34,4 miliardi).

Il versamento dovrebbe avvenire il 13 dicembre, a conclusione degli iter nazionali di approvazione. In quella stessa data dovrebbe essere portato a termine un difficile e delicato riacquisto di titoli greci sul mercato secondario. L'Eurogruppo ha deciso che l'operazione avverrà a prezzi non superiori a quelli di venerdì 23 novembre. In televisione ad Atene, il premier greco Antonis Samaras ha salutato con soddisfazione l'intesa: «Domani inizia una nuova giornata per tutti i greci».

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