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Questo articolo è stato pubblicato il 28 novembre 2012 alle ore 06:37.

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ROMA
«Lo stop del Senato rischia di paralizzare un'importante riforma che il Paese e le imprese attendono da molti anni». Avuta la notizia, a metà pomeriggio, del ritorno in commissione Finanze al Senato della delega fiscale, il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha messo mero su bianco il suo no ad ulteriori rinvii dei tempi di approvazione del provvedimento.
Si tratta di una riforma a costo zero, che per il nostro Paese, in cui le regole sono farraginose e in continuo cambiamento, rappresenta un elemento di trasparenza e civiltà giuridica. Era stato proprio il Governo ad assicurare l'approvazione definitiva entro l'anno, in un incontro con Confindustria a Palazzo Chigi ai primi di settembre. Ora lo stop, che rimette in discussione i tempi.
«Il disegno di legge, che doveva essere approvato entro questa settimana dal Senato, è una delle riforme chiave, necessarie per un più equo e trasparente rapporto tra fisco e imprese e per rendere l'Italia un Paese più attraente per gli investitori esteri». I princìpi della delega, che Squinzi definisce improntati a «semplificazione, trasparenza e civiltà giuridica», sono a suo parere «capisaldi di un cambiamento che le aziende attendono da anni e che sembrava finalmente vicino alla realizzazione».
Il presidente di Confindustra quindi incalza: «È urgente che questi princìpi vengano approvati defintivamente e poi attuati nei decreti delegati entro il termine della legislatura». Non solo: lo slittamento dei tempi, è l'analisi di Squinzi, è contrario a quella «concordia di intenti più volte indicata dal Capo dello Stato come necessaria per uscire della difficoltà in cui si dibatte il nostro Paese». E questo è ancora più grave «se davvero, come dichiarato dagli stessi esponenti del Governo, la battuta d'arresto al Senato sia stata dettata non da questioni di merito sul provvedimento ma da un clima ormai pre-elettorale».
Il Paese – ha sottolineato Squinzi parlando a margine di una riunione di giunta all'Unione industriali di Torino – è ancora in crisi e per una vera ripresa bisognerà aspettare il 2015. Per questo, ha detto ieri, «dobbiamo impegnarci tutti per cercare di cambiare gli indici economici negativi».
Ad una domanda dei giornalisti se sarà necessaria una nuova manovra, Squinzi ha risposto: «È difficile dirlo. Certo, quando calano i consumi e cala l'attività economica, anche i gettiti fiscali scendono. L'anno prossimo, nonostante gli sforzi che si stanno facendo per riequilibrare i conti dello Stato, l'indebitamento totale del Paese continuerà ad aumentare».
Ecco perchè sono necessarie le riforme e Squinzi insiste perchè il Governo, pur nel breve tempo che resta, porti a termine la legge di stabilità, il decreto crescita e la delega fiscale. Su quest'ultimo aspetto, come ha ricordato più volte il presidente del Comitato tecnico per il fisco di Confindustria, Andrea Bolla, negli ultimi dieci anni c'è stato un proliferare di normative, da leggi nazionali ad interpretazioni dell'agenzia delle Entrate alle sentenze della giurisprudenza, creando un contesto di norme molto ingarbugliato spesso in contraddizione tra loro. Non solo: cambiano in modo troppo frequente, togliendo certezza agli investitori.
Anche per Rete Imprese Italia, come ha commentato il presidente, Giorgio Guerrini, «il ritorno della delega fiscale in commissione non è un buon segnale. Si rallenta l'iter di un provvedimento che, pur non essendo la panacea di tutti i mali, introduce elementi utili per le imprese». E Guerrini esorta il Parlamento «ad uno sforzo collettivo per approvare la delega rapidamente, per permetterne almeno la parziale attuazione entro il termine della legislatura. Auspichiamo che prevalga il senso di responsabilità e che le richieste delle imprese non restino inascoltate».
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