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Questo articolo è stato pubblicato il 29 novembre 2012 alle ore 11:43.

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E chi l'avrebbe mai detto. In Italia si ritorna a parlare di mobbing declinato alle vicende del pallone dorato. Era già successo in occasione dei casi del portiere Federico Marchetti, che nell'estate del 2010 fu praticamente messo fuori squadra dal Cagliari per aver dichiarato di aver sperato a lungo in una cessione alla Sampdoria, e dell'attaccante macedone Goran Pandev, che giusto un anno prima aveva battuto i pugni sul tavolo del presidente della Lazio, Claudio Lotito, per un adeguamento sul contratto che la società biancoceleste non voleva riconoscergli. All'ennesimo rifiuto del club, Pandev chiese di andarsene e si rivolse alle autorità del pallone di casa nostra perché, disse lui, "giustizia venga fatta". Qualche mese dopo, il collegio arbitrale della Lega Calcio gli diede ragione e la Lazio fu costretta a lasciarlo partire a costo zero e con in più un assegno a sei cifre in tasca come risarcimento danni. Insomma, peggio di così non poteva proprio andare.

Il caso del giorno, meglio degli ultimi dieci, si chiama Wesley Sneijder, olandese con ottimi piedi e di professione regista o trequartista, a seconda delle necessità del momento. Con l'Inter, squadra nella quale gioca dall'estate 2009 dopo aver prestato servizio con risultati sopra la media prima nell'Ajax quindi nel Real Madrid, è stato protagonista dell'indimenticabile triplete in salsa neroazzurra sotto la guida di José Mourinho. Titolarissimo dall'arrivo alla Pinetina, Sneijder ha fatto vedere ottime cose fino allo scorso anno, quando, per ragioni diverse (un paio di infortuni piuttosto seri e scelte di campo non proprio felici del tecnico Claudio Ranieri), da insostituibile è diventato poco meno che ingombrante. Soprattutto, dalla promozione in prima squadra di Andrea Stramaccioni, che ha trovato il modo di far giocare bene l'Inter senza il contributo fino a poco prima determinante di Sneijder.

Di male, in peggio. Pronti e via e la nuova stagione, quella in corso, inizia benissimo. Gol al Pescara nella prima di campionato, l'olandese volante è tornato alla grande e vuole un posto in squadra. Peccato che un mese dopo, durante la trasferta a Verona sponda Chievo, si infortuni gravemente al flessore. La prognosi non è tenera: 60 giorni di stop o giù di lì. Sneijder nello sconforto e Stramaccioni obbligato a rivedere la squadra senza il suo uomo di maggior qualità tecnica. Detto, fatto. L'Inter firma un filotto di 10 vittorie consecutive. Senza Sneijder si può stare. Anzi, per alcuni si gioca pure meglio. L'olandese capisce l'antifona e si mette sulla difensiva. Fino al pressing della società che gli chiede di prolungare di due anni il contratto in scadenza nel 2015. Sì, ma con una riduzione dell'ingaggio e con quella che viene ormai comunemente definita "spalmatura", cose se si parlasse di marmellata. In soldoni, l'Inter non avrebbe più intenzione di pagare Sneijder 6 milioni di euro netti (più bonus) all'anno. Sarebbe invece disponibile ad arrivare a 4, non di più.

A queste condizioni, il giocatore avrebbe deciso di prendere tempo e di posticipare la scelta a data da destinarsi. Da qui, l'idea del club di rispondere a tono, lasciandolo a riflettere in panchina o in tribuna, anche se ufficialmente le ragioni del suo mancato utilizzo sono di ordine strettamente tecnico. Ecco, ci risiamo, siamo di fronte a un altro caso di mobbing in Serie A? Certo che no, risponde Moratti. «Da parte della società c'è un atteggiamento di piena apertura con il calciatore, non c'è alcun tipo di ricatto», fa sapere il presidente neroazzurro da New York. «Se è valido un contratto, è certamente valido chiedere a una persona se si può in qualche modo migliorarlo. Non abbiamo costretto nessuno a fare niente, Sneijder è libero». Tutto chiaro, quindi, l'attaccante neroazzurro può decidere cosa fare senza alcuna pressione da parte della società. Nel frattempo, però, si sono già mosse le organizzazioni sindacali che difendono gli interessi dei calciatori in Italia e nel mondo. «I contratti vanno tutelati e le pressioni sul posto di lavoro non possono essere giustificate in alcun modo», fanno sapere in coro. Come dire, tutto andrà per il meglio, ma nel caso Moratti dovesse sbagliare una mossa, altro che guai.

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