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Questo articolo è stato pubblicato il 30 novembre 2012 alle ore 06:40.

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Non è stata una grande giornata per il vertice Rai voluto dal governo Monti. Il Regolamento presentato dal presidente Anna Maria Tarantola è stato respinto dal consiglio di amministrazione con sette voti contro due. La proposta più impegnativa e qualificante del direttore generale Luigi Gubitosi, la designazione di Mario Orfeo alla direzione del Tg1, è passata con cinque voti a favore e quattro contrari.
Non si tratta di un buon viatico per chi andrà a dirigere il tg nazionale di maggior ascolto in vista delle elezioni politiche. I consiglieri, in sostanza, hanno mandato un messaggio al presidente e al direttore generale così sintetizzabile: «Non potete avere carta bianca su tutto». Il Regolamento era stato già respinto tre settimane fa. Secondo il presidente della Rai la revisione delle procedure proposta avrebbe reso più trasparente, corretta e funzionale l'operatività dello stesso Cda senza togliere potere all'organo di gestione. Tesi che non ha convinto i consiglieri nominati dal Parlamento.
Le altre nomine, quelle dei direttori di rete (Giancarlo Leone a Rai1, Angelo Teodoli a Rai2 e Andrea Vianello a Rai3) insieme a quella di Marcello Ciannamea che andrà a sostituire Teodoli ai palinsesti, saranno operative dal primo gennaio. Si tratta, infatti, di trovare nel frattempo una collocazione gradita ai direttori rimossi ed evitare possibili ricorsi alla magistratura.
Viene cancellata la direzione intrattenimento, creata meno di un anno fa sotto la direzione di Leone, con la confluenza delle attività e del personale all'interno delle singole reti. Si tratta di un dietrofront rispetto alla creazione di strutture orizzontali specializzate in un genere televisivo.
Voti trasversali, quelli di ieri: hanno votato contro la nomina di Orfeo Antonio Pilati e Luisa Todini, designati dal centrodestra insieme a Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi designati da associazioni della società civile e votati dal Pd. Questione di metodo: la scelta di un giornalista esterno al posto di un interno e il dietrofront nel giro di due giorni – al quale non sarebbero estranee pressioni da parte della politica – dal nome di Marcello Sorgi a quello del direttore del Messaggero, hanno provocato malumori che oltrepassano gli schieramenti. Per la cronaca, Orfeo, che al Tg2 venne votato all'unanimità, andrà a percepire uno stipendio ben inferiore (di oltre centomila euro) a quello del quotidiano del gruppo Caltagirone.
Il sostegno a Orfeo è trasversale, anche all'interno (Sorgi avrebbe avuto con ogni probabilità sette voti a favore e due contrari) e all'esterno del Cda. Per Ignazio La Russa «il Tg1 è in ottime mani» mentre Matteo Orfini, responsabile cultura e informazione del Pd, si dice sicuro «che Mario Orfeo saprà garantire l'autorevolezza e l'equilibrio del principale telegiornale italiano e d'Europa». Per Alessio Butti, capogruppo Pdl in Vigilanza, invece «non si può avviare una riforma della governance a colpi di regolamento. La riforma è competenza del Parlamento: un presidente non dovrebbe valutare l'ipotesi di dimissioni?». Per l'Usigrai, sindacato dei giornalisti Rai, «riemergono, a dispetto delle dichiarazioni di autonomia dalla politica della nuova dirigenza, vecchi e ben noti metodi di scelta. Va riformata con urgenza la legge Gasparri».
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