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Questo articolo è stato pubblicato il 30 novembre 2012 alle ore 21:20.

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Si profila l'ipotesi di un election day per le elezioni regionali, sganciato dal voto per le politiche. Renata Polverini ha infatti informato il Viminale di aver fissato per il 10 e 11 febbraio il voto nel Lazio e a questo punto anche Lombardia e Molise potrebbero andare alle urne negli stessi giorni, come conferma lo stesso presidente uscente del Pirellone, Roberto Formigoni.

L'anticipo delle regionali a febbraio fa sfumare l'ipotesi di accelerare il voto delle politiche perchè, come aveva spiegato un paio di settimane fa il presidente della Repubblica, prima di sciogliere le Camere è «ineludibile» approvare la legge di stabilità e fortemente «auspicabile» riformare la legge elettorale: obiettivi possibili in caso di election day a marzo, molto difficili da raggiungere se si votasse a febbraio anche per le politiche.

«Probabilmente le elezioni regionali in Lombardia saranno il 10 febbraio. Bene così, avevamo chiesto di andare al voto il prima possibile», ha scritto poco dopo su Twitter Roberto Formigoni. Protesta invece il segretario del Pdl Angelino Alfano, secondo il quale «la mancata celebrazione dell'election day non consente l'auspicato risparmio di denaro pubblico e ancora una volta saranno gli italiani a pagare». Il segretario Pdl chiede per questo «una soluzione diversa» da parte del Governo.

Per il Molise la consultazione è ancora più urgente dato che il governo regionale è stato azzerato dall'annullamento delle precedenti elezioni. Consiglieri e assessori non sono quindi neanche in regime di prorogatio.
Il 10 e 11 febbraio potrebbe tenersi anche il referendum sul passaggio di Piacenza alla Lombardia e quello su 8 Comuni del bellunese che vogliono passare alla provincia di Trento. Per questi però serve un decreto del Consiglio dei ministri firmato dal presidente della Repubblica.

Il 31 ottobre il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri aveva annunciato che per le tre regioni la prima data utile era il 27 gennaio, rinunciando all'election day nazionale - anche con le politiche - per non lasciarle troppo a lungo senza governo. Mentre però per Lombardia e Molise la data del voto non viene decisa dalla Giunta regionale, ma dal governo, per il Lazio è diverso. La decisione della Polverini mette così fine a uno stallo che durava da oltre due mesi, da quando la governatrice si dimise con una drammatica comunicazione alla stampa a seguito dell'inchiesta sui fondi del gruppo Pdl, cui pure risultava estranea.

Da allora è stato un durissimo braccio di ferro con l'opposizione alla Pisana, con alcune associazioni di cittadini, che hanno fatto ricorso al Tar chiedendo e ottenendo una sentenza per l'immediata convocazione delle elezioni. Il Consiglio di Stato - cui Polverini aveva fatto ricorso - ha confermato la decisione del Tar e disposto, tre giorni fa, che il voto regionale venisse fissato entro cinque giorni.

Il presidente della Provincia di Roma e candidato Pd alla Regione Nicola Zingaretti, saputo della decisione della Polverini, chiede di rispettare le sentenze, «una del Tar molto chiara anche sulla tempistica e un'altra del Consiglio di Stato a conferma». «Il ministro Cancellieri non può limitarsi a farci sapere cosa ha fatto la Polverini - dice l'avvocato Gianluigi Pellegrino, che ha rappresentanto il Movimento Difesa del Cittadino davanti al Tar -, ma in ottemperanza all'ordine del giudice che l'ha nominato come commissario ad acta deve verificare che il decreto emesso costituisca esatta ottemperanza alla sentenza».

Renata Polverini, che ha sempre giustificato il rinvio anche con l'intenzione di ridurre da 70 a 50 il numero dei consiglieri regionali, viene oggi attaccata per un'altra serie di nomine in extremis. Secondo il capogruppo Pd alla Regione Esterino Montino, il 23 novembre è stato designato presidente dell'Ipab (Istituto pubblico di assistenza e beneficenza) Sacra Famiglia «uno degli amici più fidati» della Polverini. «Cautela nella nomine» viene chiesta anche dal capogruppo Pdl alla Regione, Chiara Colosimo.

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