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Questo articolo è stato pubblicato il 01 dicembre 2012 alle ore 17:10.
È la sigla finale del film di sangue e orrore del clan dei Casalesi. Ciò che la Procura antimafia di Napoli ha scoperto con i 12 arresti di questa mattina può essere letto soltanto in quest’unico modo: il gruppo criminale è alle corde, senza più soldi, fiaccato da arresti e sequestri, e costretto a fare cassa con un’agenzia musicale. Piazzando, insomma, cantanti neomelodici a feste patronali, ristoranti, battesimi, matrimoni e televisioni locali per intascare un po’ di grana. I discendenti del potente boss di camorra Sandokan come sfigati Lele Mora di provincia, che minacciano organizzatori e promotori di eventi per assicurare un’apparizione agli uomini e alle donne della loro scuderia.
Un’offerta che non si può rifiutare
In quest’inchiesta, condotta dai pm Antonello Ardituro, Giovanni Conzo e Maurizio Giordano, ha «cantato» un bel po’ di pentiti. Gente come Salvatore Laiso, che ammette di «essersi recato con De Biase, Menale e Musto a Teverola durante la festa di piazza. Parlarono con l’organizzatore imponendogli di far cantare Ida D’Amore (nome d’arte di Rita Ferrara, compagna di De Biase, ndr), Franco D’Amore, Nico D’Ambrosio ed altri; poi imposero gli stessi cantanti nonché Nando De Marco, nipote di Ferdinando Del Gaudio, capoclan di Ischitella, al proprietario del ristorante - albergo La Fontanina, ubicato nella zona di Ischitella».
Camorra Mtv
È sempre Laiso a raccontare di aver fatto un po’ di soldi spremendo gli imprenditori della piccola emittenza campana. «Mettevamo sotto estorsione anche le reti televisive Tlc, Televolla, Teleakery, Rte e altre di cui non ricordo il nome, nel senso che imponevamo ai gestori delle reti di far apparire il video dei predetti cantanti nonché la pubblicità di esercizi commerciali», appartenenti spesso a parenti di affiliati.
Cantanti paghi tre, prendi uno
Vittime di questo perverso sistema criminale erano gli stessi chansonnier neomelodici, ai quali andava soltanto il 30 per cento di quanto incassato dalla camorra. In occasione delle ricorrenze più importanti, i manager dell’agenzia musicale dei Casalesi costringevano i titolari di grossi centri commerciali o ristoranti ad acquistare in blocco fino a 500 biglietti per il concerto del cantante, da essi stessi imposto, dal costo variabile dai 10 ai 60 euro cadauno. Un’ulteriore estorsione ai danni dei poveri commercianti costretti ad anticipare per intero l’incasso dei biglietti senza la sicurezza, poi, di riuscire a rivenderli tutti.
D’altronde, i cantanti – poverini – non erano mica Frank Sinatra.
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