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Questo articolo è stato pubblicato il 01 dicembre 2012 alle ore 08:12.

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ROMA.
Cresce a livelli record la disoccupazione in Italia: a ottobre il numero dei senza lavoro è salito a 2 milioni 870 mila con un incremento del 3,3% rispetto al mese di settembre (+93mila); ma su base annua l'aumento è del 28,9%: si tratta di ben 644 mila unità di lavoro in più, dice l'Istat. La crescita della disoccupazione, che porta la percentuale delle persone in cerca di un impiego all'11,1%, riguarda sia la componente maschile che quella femminile (ma per le donne il tasso di disoccupazione è più elevato e pari in media al 12,1%), mentre per i giovani in età compresa fra i 15 e i 24 anni l'incidenza dei disoccupati è ora pari al 36,5%, con un aumento di 0,6 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 5,8 punti nel confronto tendenziale. Nelle regioni meridionali, la disoccupazione giovanile raggiunge valori molto elevati, pari al 41,7% per i ragazzi tra i 15 e i 24 anni e al 43,2% per le ragazze.
Come ha spiegato il presidente dell'istituto, Enrico Giovannini, questi dati segnalano «la difficoltà di molte famiglie che evidentemente cercano una fonte di sostentamento». In altri termini «ci sono molte persone che prima erano inattive e che ora, invece, stanno cercando lavoro» per provare a difendere il reddito familiare e questo spinge verso l'alto il tasso di disoccupazione. Non a caso, il tasso di inattività si è ridotto dello 0,7% rispetto al mese precedente (anche se rimane pur sempre a un livello del 36,5%). L'Istat segnala anche che rispetto a settembre si è verificata una sostanziale stabilità del numero degli occupati, pari a 22 milioni 930 mila: il calo degli occupati rispetto a ottobre 2011 è dello 0,2 per cento e il tasso di occupazione è pari al 56,9%, in aumento di 0,1 percentuali nel confronto con il mese precedente. A deporre in favore di questa tenuta dell'occupazione vi sono i dati di un rapporto del Censis sull'occupazione nelle cooperative, che ha continuato a crescere anche nei primi nove mesi del 2012 (+2,8%), portando il numero degli addetti a quota 1.341.000 (+36.000 rispetto all'anno precedente).
Non ha mostrato sorpresa per i dati sulla disoccupazione il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, che ha commentato: «Avevamo previsto un peggioramento anche nelle stime del Def e d'altra parte con un ciclo economico in recessione, non ci può essere un calo della disoccupazione». Ma i dati diffusi ieri dall'Istat segnalano anche un aumento molto forte del lavoro precario: nel terzo trimestre sono 2.447.000 i dipendenti a termine, di cui 1.760.000 a tempo pieno e 687 mila a tempo parziale, a cui si aggiungono 430mila collaboratori: in totale 2.877.000 lavoratori, il massimo dal terzo trimestre del 2004, inizio delle serie storiche relative ai collaboratori. La Cgil di Susanna Camusso lancia un secco allarme: «Il 2013, sul piano occupazionale, sarà ancora più pesante del 2012, che già è stato l'anno pesante della crisi». I dati Istat, sostiene Camusso «confermano che l'impatto recessivo delle politiche economiche è molto profondo» e che ciò avrà sul 2013«un effetto moltiplicatore». Confermano, insiste il leader sindacale che «la scelta di non occuparsi né di politiche industriali né di politiche dei redditi e di sostegno dei redditi più deboli determina una crescente crisi dell'occupazione e del sistema produttivo».
Condivide le preoccupazioni ma non l'analisi Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl secondo il quale i dati «sono drammatici, soprattutto per quanto riguarda i giovani e le donne. Ma è inutile piangersi addosso, è arrivato il momento di fare tutti insieme qualcosa». Altrettanto allarmate le reazioni politiche: parla di dati drammatici e della necessità di presidiare i luoghi che danno un lavoro il segretario del Pd Pierluigi Bersani, mentre il presidente della Camera, Gianfranco Fini, incontrando gli studenti della Luiss a Montecitorio sottolinea: «Il record della disoccupazione giovanile è il campanello che più deve risuonare in questo stanze».
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