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Questo articolo è stato pubblicato il 04 dicembre 2012 alle ore 19:23.

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Fuga con onore, ma anche grazie ad un provvidenziale paracadute, dal nucleare europeo che affonda. L'Enel ha giocato come prevedibile la sua carta, esercitando il diritto di recesso con relativo rimborso di cui si era premunita.

Prendendo ora atto non solo dell'effetto combinato di due fattori che con la bontà del progetto francese Epr hanno poco a che fare, ovvero la nuova avversità di mezzo mondo all'atomo creata dall'incidente di Fukushima e il calo della domanda di energia dovuto alla crisi che certamente non dà respiro industriale e finanziario ai nuovi impianti, ammesso che i tremori di Fukushima possano essere sedati nel tempo. Inutile nasconderlo: il fattore determinante, che con tutta probabilità avrebbe comunque messo in crisi l'operazione, è tutto sul versante tecnologico, industriale e quindi finanziario.

L'Epr, il nuovo reattore "di terza generazione" frutto della competenza del paese più nucleare del mondo, ha messo in luce falle gravi nella costruzione e nel progetto, quindi nei tempi di realizzazione e nei costi, quasi triplicati dai 3 miliardi di euro iniziali agli 8 miliardi e passa delle ultimissime stime fornite direttamente dai responsabili della sfida. Un fiasco. Prova ne sia la progressione dei problemi che in assoluto parallelismo ha riguardato entrambi gli impianti "pilota". Quello francese di Flamanville, dove la popolazione aveva già dato prova di ottima e pacifica convivenza con gli impianti nucleari già presenti nell'area, e quello gemello di Okiluoto, in Finlandia.

Si abbandona una soluzione e non un concetto energetico, si affretta a chiarire l'Enel. Che non smobiliterà sull'atomo ma semmai riorganizzerà il gioco. Sposterà i suoi 60 ingegneri dalla Francia alla Spagna e alla Slovacchia, dove l'atomo marcato Enel continua a funzionare di buona lena, con oltre 5mila megawatt di potenza installata (poco meno di 2mila in Slovacchia, dove si stanno comunque costruendo altri due reattori, il resto in Spagna attraverso le pratecipazioni di Endesa).

E ora? Guai a smobilitare l'impegno, specie sul nucleare del futuro: la quarta generazione, la fusione, la sicurezza intrinseca. L'Enel, augurabilmente, non lo farà. L'Italia non si sa, vista la grandissima prudenza sul nucleare nella bozza di strategia energetica nazionale messa in campo dal Governo.

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