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Questo articolo è stato pubblicato il 04 dicembre 2012 alle ore 06:37.
«Abbiamo visto fondi sovrani arabi comprare titoli di Stato italiani in questi giorni». «Anche alcune banche tedesche hanno acquistato». «Il fondo sovrano della Cina ha rilevato circa mezzo miliardo di euro di BTp». Le testimonianze che arrivano dalle sale operative delle banche sono tutte uguali: sui titoli italiani sono tornati gli acquirenti internazionali in cerca di rendimenti appetibili. Fondi, banche centrali, fondi sovrani in questi giorni hanno comprato anche grosse quantità di debito pubblico italiano.
Per questo ieri lo spread tra BTp e Bund è sceso sotto i 300 punti base (toccando un minimo al 292 e chiudendo a 303) come non faceva dallo scorso marzo. E anche sui titoli di Stato spagnoli gli acquisti sono stati forti. Segno che è l'Europa intera a ispirare più fiducia. O a spaventare di meno. Questa è una buona notizia per il Vecchio continente. La cattiva, però, è che l'appeal per i titoli di Stato italiani (per non parlare di quelli spagnoli) potrebbe essere solo opportunistico. Dunque di breve periodo. Per un motivo: alcune delle ragioni per cui è maturato appaiono a molti economisti solo momentanee.
I numeri del rally
Il 12 novembre i BTp decennali italiani offrivano un rendimento superiore al 5%, mentre ieri sera pagavano il 4,43%: livello minimo degli ultimi due anni. Questo significa che gli acquisti hanno fatto salire i prezzi dei BTp e scendere i rendimenti. Ancora più marcato è stato il ribasso dei tassi spagnoli: i titoli decennali hanno ridotto i rendimenti dal 5,91% del 13 novembre, al 5,63% di una settimana fa, al 5,23% di ieri.
Meno appariscente, ma comunque positivo, il rialzo delle Borse. Ieri le europee sono arrivate a guadagnare fino al punto percentuale, per chiudere – indebolite dalla cautela (-0,27%) di Wall Street – meno efervescenti: Milano +0,43%, Francoforte +0,40%, Parigi +0,26%, Madrid -0,57%. Ma dal 16 novembre Piazza Affari ha guadagnato il 6,8%, Madrid il 3,9% e mediamente le Borse europee hanno recuperato il 6,4%. Segnale che la voglia di investire in Europa è tornata. Anche se tra volumi di scambio ridotti. Lo dimostra anche l'euro, tornato ai massimi delle ultime sei settimane.
I motivi (effimeri) del rally
Eppure se si guardano le ragioni di questa rinnovata fiducia, l'ottimismo non può che apparire quantomeno un po' eccessivo. Ieri l'elemento trainate sui mercati è stato l'accordo sul debito greco: Atene ricomprerà i titoli di Stato post-ristrutturazione e li scambierà con obbligazioni del fondo salva-Stati Efsf. Gli economisti prevedono che l'operazione avrà successo, riducendo il debito pubblico greco. Questo è senza dubbio un motivo per essere ottimisti. Ma fino a un certo punto: a ben guardare, infatti, l'operazione non risolve i problemi del paese ellenico. Se anche il riacquisto avesse successo, ridurrebbe il debito pubblico solo del 10% sul Pil. Nulla di rilevante. Morale: gli economisti sanno che i benefici per la Grecia, e di riflesso per tutto il Sud Europa, saranno temporanei.