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Questo articolo è stato pubblicato il 05 dicembre 2012 alle ore 12:25.

A voler interpretare la dichiarazione sotto il profilo del linguaggio diplomatico, suona come una svolta della politica estera italiana a sostegno dei ribelli in Siria, con il regime di Assad. «Siamo estremamente preoccupati per la crisi siriana e consideriamo del tutto inaccettabili le sofferenze inferte alle popolazioni civili», ha detto Mario Monti al termine dell'incontro con il premier libanese Najib Mikati a Palazzo Chigi. «Siamo impegnati nel processo di consolidamento della opposizione siriana». Monti, che stasera incontrerà il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, ha anche detto di aver manifestato «apprezzamento per la politica del Governo libanese per salvaguardare il Paese dalle conseguenze negative della crisi siriana».
La stretta diplomatica su Bashar al - Assad
Insomma, mentre continuano le operazioni aeree e terrestri dell'esercito siriano per riconquistare il controllo della periferia di Damasco, si stringe la morsa sul regime del presidente Bashar al-Assad, specie nell'ipotesi in cui decisesse di ricorrere alle armi chimiche. Anche la Russia, la cui posizione è di sostegnon ad Assad, ha voluto chiarire, attraverso il ministro degli esteri Sergei Lavrov, che «l'uso di armi di distruzione di massa avrebbe implicazioni gravi» aggiungendo che la Russia «non accetterebbe alcuna violazione dei trattati internazionali» se la Siria le usasse.
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