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Questo articolo è stato pubblicato il 07 dicembre 2012 alle ore 06:38.

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ROMA
Arriva in conferenza stampa quando lo strappo del Pdl si è consumato. Mario Monti sa che non deve fare passi falsi, non dire una parola in più e deve lasciar passare la versione che «facciamo il nostro lavoro normalmente». In realtà di normale non c'è più molto, ma questa è la linea che ha concordato con il Quirinale: andare avanti perché non ci sono fatti istituzionali che lo obblighino a salire al Colle. E infatti il premier lo dice: «Ho preso atto delle votazioni di fiducia alla Camera e al Senato, hanno dato esito positivo». È vero che i numeri non sono mancati ma Monti ha perso il sostegno politico del partito di maggioranza relativa e questo è un fatto. Un fatto a cui risponde affidandosi al capo dello Stato. «Sono stato e sono in contatto con il presidente della Repubblica e attendo di conoscere sue valutazioni sulla base in particolare del preannunciato passo del segretario del Pdl». Il «passo» è l'incontro che ci sarà oggi al Colle tra il capo dello Stato e Angelino Alfano; prima di quel momento, dal premier non uscirà una parola in più. E infatti ieri l'obiettivo era: evitare trappole. Come quella in cui è caduto Corrado Passera, divenuto il pretesto per lo strappo di Silvio Berlusconi dopo il suo commento negativo sul ritorno in campo del Cavaliere. Anche su quelle parole del suo ministro ci gira intorno, glissa, non risponde. «Non ho parlato con il ministro Passera delle sue dichiarazioni di oggi (ieri, ndr)».
In realtà in mattinata, quando è arrivata la notizia dell'astensione del Pdl alla fiducia in Senato, il premier si precipita a Palazzo Madama e parla con Maurizio Gasparri. Chiede spiegazioni ma la sorpresa non c'è. Monti sapeva già che un passo avanti di Silvio Berlusconi avrebbe comportato uno strappo sul suo Governo. Sapeva che era questa la strategia del Cavaliere nel caso avesse scelto di ricandidarsi cavalcando l'anti-montismo di una fetta di voto di destra e per riagganciare la Lega. Dunque, il premier non è rimasto sorpreso ma piuttosto stretto – ancora di più – dalle decisioni sul suo futuro.
E infatti, alcuni dei "dissidenti" Pdl gli avevano anche raccontato di un Berlusconi vicino alla ricandidatura anche perché timoroso delle possibili scelte politiche di Monti. E il premier in effetti continua a riflettere sul suo impegno in politica. Di nuovo ieri ha glissato definendo la questione «irrilevante» ma in realtà non lo è per nessuno: né per il Pdl del Cavaliere, né per il Pd, tantomeno per il centro – da Casini a Montezemolo – che ha bisogno solo del suo nome per sperare di diventare una forza competitiva alle prossime elezioni. Il premier non ha ancora scelto, si dice che sia ancora sulle posizioni di qualche settimana fa quando in Tv disse di «riflettere su tutte le opzioni, nessuna esclusa». La tentazione di un impegno resta, a maggior ragione se l'Italia dovesse essere presa di nuovo dalla morsa dell'instabilità finanziaria.
È proprio guardando ai mercati che dice: «Se qualcuno vuole far cadere il governo se ne assumerà la responsabilità, l'importante è che si rispetti l'impegno di portare a compimento la legge di stabilità». In conferenza stampa, il Professore, evita qualsiasi risposta minimamente "interpretabile" politicamente. Prudentissimo perfino con chi – come il Pdl – alla Camera lo ha accusato di aver portato il Paese al disastro. Ma anche a queste bordate non risponde: «Non è il momento opportuno». Così come quando gli si chiede un commento sul nuovo rialzo dello spread proprio ieri, proprio dopo lo strappo del Cavaliere: «Non è utile fare valutazioni sulle colpe dell'andamento dello spread». E anche sulla spinosa questione del decreto sulle liste pulite, scivola sulla domanda se sia stata davvero la causa del «niet» del Cavaliere: «Non appartiene al governo e a me di fare processi alle intenzioni: è stato un lavoro rigoroso, largamente ancorato in indirizzi dettati dal Parlamento e prima della nascita di questo Governo».
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GOVERNO IN BILICO
Monti tira dritto
«Non ho in programma nessun passo. Sono stato e sono in contatto con il presidente della Repubblica e attendo di conoscere sue valutazioni sulla base in particolare del preannunciato passo del segretario del Pdl», ha scandito Mario Monti ieri sera al termine di una giornata convulsa. E guardando ai mercati ha detto: «Se qualcuno vuole far cadere il governo se ne assumerà la responsabilità»
Alfano oggi al Colle
Il segretario del Pdl Angelino Alfano si recherà stamattina dal presidente della Repubblica Napolitano per riferire della situazione nuova in Parlamento con il passaggio del Pdl ad una posizione di astensione verso il Governo Monti. Alfano ha assicurato però che il Pdl «non metterà a repentaglio la legge di stabilità». Con il Quirinale si affronterà anche il tema dell'election day, cavallo di battaglia del partito di Berlusconi
L'affondo di Passera
La mattina di ieri era stata segnata dalle dichiarazioni del ministro Passera, che aveva bocciato così l'ipotesi di un ritorno in campo del Cavaliere: «Tutto ciò che può solo fare immaginare al resto del mondo che si torna indietro, non è un bene per l'Italia. Dobbiamo dare la sensazione che il Paese va avanti». Parole che scatenano la dura reazione del Pdl che accusa il ministro di non essere più super partes

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