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Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2012 alle ore 08:11.

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Il premier greco Antonis Samaras può tirare un sospiro di sollievo: l'operazione di riacquisto di parte del debito greco è stata un successo. Secondo fonti ufficiali greche è stato infatti centrato l'obiettivo di 30 miliardi di euro nominali fissato dalle autorità, pari a un abbattimento del debito di 20 miliardi. Il piano di riacquisto - necessario perché il Paese riceva gli aiuti internazionali di 43,7 miliardi - prevede che il Governo greco riacquisti i titoli di debito detenuti dai creditori a un prezzo di poco più di un terzo del valore nominale.

L'offerta si prefigge l'obiettivo di ridurre di 11 punti percentuali il debito ellenico, sui 17 complessivi (pari a 40 miliardi di euro) decisi a Bruxelles, entro la data del 2020.

Atene, che per il buyback offrirà T-bills a sei mesi emessi dal fondo salva-Stati europeo Efsf per 10 miliardi di euro, ha fissato un prezzo minimo nel range 30,2/38,1% e massimo tra 32,2% e 40,1% dell'ammontare a seconda della scadenza delle 20 serie di titoli (tra il 2023 e il 2042). Gli investitori dovevano aderire all'offerta entro il 7 dicembre e il regolamento è atteso entro il 17. Il successo dell'operazione, con l'obiettivo di tagliare di circa 20 miliardi di euro il debito pubblico, era fondamentale per il futuro greco perché se non fosse riuscita l'Fmi non avrebbe partecipato al finanziamento della tranche di aiuti da 30 miliardi di euro su 43,7 complessivi prevista il 13 dicembre, con relativo blocco anche della quota Ue.

Secondo il quotidiano finanziario greco Naftemboriki i detentori stranieri dei titoli hanno aderito con circa 15 miliardi di euro mentre le banche greche hanno contribuito con altri 15 miliardi.

Sempre secondo il quotidiano le quattro maggiori banche greche - National Bank, Eurobank, Alpha e Piraeus - hanno partecipato con titoli pari a un valore di 11,5 miliardi. Anche due istituti di credito ciprioti hanno aderito al riacquisto.

Il governo ha promesso di voler proteggere con uno "scudo" le banche greche da possibili azioni legali degli azionisti contrari all'operazione. Le banche greche sono rimaste incerte fino alla vigilia perché se da un lato ci perderanno nel riacquisto, dato che i loro bond sono iscritti a valori più elevati in bilancio rispetto all'offerta, dall'altro ci guadagneranno, visto che dei 30 miliardi di aiuti, 23 sono destinati alla loro ricapitalizzazione.

Quanto agli hedge fund, che hanno acquistato a valori più bassi rispetto all'offerta dell'Agenzia del debito greco, secondo fonti finanziarie hanno accettato di vendere tra il 50 e il 70% dei 24 miliardi in loro possesso su un totale di 62,8 miliardi di debito post-ristrutturazione, che fu di 206 miliardi di euro nominali e portò alla perdita del 74% del valore investito dai privati.

Gli hedge fund avrebbero in portafoglio una quota del debito ristrutturato derivante dai vecchi bond acquistati forse a livelli non lontani dai prezzi offerti con la ristrutturazione (intorno ai 24 centesimi per euro): un affare d'oro. Il meccanismo dell'offerta è all'"olandese" e prevede che Atene chieda agli investitori a quanto intendono vendere i loro titoli prima di fissare il prezzo di acquisto.

Secondo elaborazioni Reuters, con i prezzi di chiusura del 23 novembre, ad Atene bastava un tasso di adesione del 50% per togliere dal mercato 31,5 miliardi con 8,7 miliardi di spesa. Il buyback prevede una doppia forchetta di prezzo per ognuna delle venti serie di titoli: da un minimo del 30,2%/38,1% a un massimo del 32,2%/40,1%, a seconda della scadenza. Così, se un obbligazionista ha cercato di ottenere un prezzo vicino al limite superiore, si è assunto il rischio di non riuscire a vendere se il prezzo di riacquisto viene fissato a un valore più basso. Solo domani potremo sapere a che prezzo e in quale quantità Atene ha deciso di riacquistare le sue obbligazioni del debito sovrano.

vittorio.darold@ilsole24ore.com
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