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Questo articolo è stato pubblicato il 11 dicembre 2012 alle ore 06:39.

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ROMA
Il processo-Ruby rischia di finire l'anno prossimo, ben oltre la data delle elezioni politiche in arrivo. Ieri in aula a Milano la giovane marocchina, che avrebbe dovuto testimoniare, non si è presentata: anzi si sono perse le tracce e la polizia di Stato, su mandato della procura, la cerca in Italia e all'estero.
Ma il procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini, è passata all'attacco: l'assenza della testimone, convocata dai legali dell'ex premier e imputato Silvio Berlusconi, rappresenterebbe per la Boccassini una «strategia» della difesa che punterebbe, in sostanza, a «dilatare i tempi del processo» rinviando così la sentenza a dopo il voto.
Dura la replica dell'avvocato Niccolò Ghedini che ha definito le frasi di Boccassini «teorie diffamatorie» e ha ribaltato i termini della questione: «La campagna elettorale - ha spiegato il legale - l'ha aperta la Procura di Milano perché vuole arrivare a una sentenza di condanna prima delle elezioni». Della presunta scomparsa di Karima El Mahroug, all'epoca Ruby Rubacuori, si parlava già nei giorni scorsi, dicendo che era all'estero, forse negli Usa.
Ieri il legale della ragazza, l'avvocato Paola Boccardi, ha chiarito di non poter presentare al collegio dei giudici presieduto da Giulia Turri nessuna «documentazione del viaggio» per giustificare l'assenza di Ruby. «Il suo cellulare è staccato - ha spiegato - e anche quello del suo compagno, lei mi ha mandato solo un sms nei giorni scorsi per dirmi che era all'estero e basta. Non so quando tornerà».
La difesa dell'ex premier ha chiesto di riconvocarla per il 17 dicembre e a quel punto Boccassini ha protestato precisando che si trattava di una «opinione, che però sento di dover esporre» parlando poi di «perdite di tempo» della difesa per l'assenza di alcuni testimoni. «Conosco le strategie di difesa dell'imputato Berlusconi, da tempo» ha sottolineato il procuratore aggiunto.
Per gli avvocati Ghedini e Piero Longo è stata «un'aggressione intollerabile». Poi, il collegio, dopo un'ora di camera di consiglio, ha deciso che alla testimonianza di Ruby nel processo che vede l'ex premier imputato per concussione e prostituzione minorile per ora non si può rinunciare, come chiedeva invece la Procura, perché non è «né superflua né irrilevante».
Il presidente Turri ha dato quindi disposizione alla polizia giudiziaria di «eseguire ricerche in tutto il territorio nazionale» per trovare la marocchina anche «acquisendo informazioni dalla famiglia d'origine o dal compagno». Un'altra occasione, forse l'ultima, per testimoniare il 17 dicembre. Intanto la sentenza, prevista per gennaio, si allontana ancora. Serviranno, infatti, ancora almeno quattro o cinque udienze. E Berlusconi, impegnato in campagna elettorale, potrebbe anche avanzare legittimi impedimenti.
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LA VICENDA
Le accuse
L'ex premier Silvio Berlusconi è imputato al processo Ruby per concussione e prostituzione minorile. A Berlusconi i magistrati milanesi contestano il primo reato per le presunte pressioni che avrebbe esercitato sui funzionari della Questura la notte tra il 27 e il 28 maggio del 2010 per il "rilascio" di Karima El Mahroug (detta Ruby)
La giovane marocchina, allora minorenne, secondo la Procura di Milano, sarebbe stata una delle "preferite" dell'allora premier durante i presunti festini a luci rosse nella sua residenza di Arcore. Da qui il secondo capo d'imputazione
La versione del Cavaliere
Berlusconi ha negato che ci siano mai state scene di sesso ad Arcore e «rapporti intimi» con Ruby: il Cavaliere, ha raccontato in aula, credeva che fosse maggiorenne e imparentata con Mubarak, l'ex raìs con cui voleva «evitare un incidente diplomatico» quando chiamò la Questura

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