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Questo articolo è stato pubblicato il 12 dicembre 2012 alle ore 06:40.

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ROMA
Beppe Grillo non fa sconti ai suoi e attacca ad alzo zero. Per continuare a combattere quella che lui definisce «una guerra all'ultimo sangue» da qui alle elezioni ha bisogno di star tranquillo almeno all'interno del Movimento. Così, dal blog avverte: basta con gli attacchi interni. Se c'è qualcuno «che reputa che io non sia democratico, che Casaleggio si tenga i soldi, che io sia disonesto, allora prenda e vada fuori dalle palle. Se ne vada dal Movimento». E aggiunge, con un linguaggio ormai particolarmente in voga in questo inizio di campagna elettorale: «Non venite a rompermi i coglioni (a me!) sulla democrazia. Io mi sto stufando. Mi sto arrabbiando. Mi sto arrabbiando seriamente».
La presa di posizione non raccoglie grandi consensi. Anche se la maggioranza resta dalla sua parte. Nonostante Grillo si difenda da ogni accusa di antidemocraticità spiegando che deputati e senatori sono selezionati da ancora meno persone di quelle che hanno votato per le "parlamentarie" visto che «vengono scelti solo da 5 segretari». C'è chi lo accusa di plagio paragonando il suo discorso a quello di Mussolini del 16 novembre del 1922 sul famoso "bivacco" («Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli...»). E chi lo definisce il «nostro Duce». Ma c'è anche chi scrive: «Grillo fascista sei il primo della lista!».
Beppe Grillo, però, non sente ragioni e prosegue nel suo affondo: «Siamo con l'elmetto, così come siamo partiti. Chi è dentro il Movimento e non condivide questi significati e fa domande su domande e si pone problemi della democrazia del Movimento vada fuori dal Movimento. Non lo obbliga nessuno» a restare.
Intanto, ieri un "grillino" è stato eletto vicepresidente vicario del Parlamento siciliano, battendo il candidato del Pd, Mariella Maggio. Si tratta di Antonio Venturino un passato da mimo e insegnante di tecnica teatrale a Londra.
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