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Questo articolo è stato pubblicato il 12 dicembre 2012 alle ore 12:06.

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Finora si erano levate voci sul pericolo della dittatura dello spread quando «attribuisce ogni potere decisionale a chi detiene il potere economico, nei fatti vanificando il principio del suffragio universale».

A dirlo qualche mese fa era stato il Presidente della Consob, Giuseppe Vegas, al termine del suo discorso di fronte alla comunità finanziaria. Prima di Berlusconi nessuno si era spinto al punto da ipotizzare "un imbroglio" al più di "un'invenzione" ideata dalla Germania. Sarebbe accaduto quando «ha deciso di fare una cosa nel suo interesse, ordinando di vendere i titoli italiani», dando l'esempio a altri grandi Paesi. Per il Cavaliere la cancelliera Merkel avrebbe ordito un complotto all'interno dell'Eurozona: «La Germania ha approfittato di questo e, forte del debito sovrano solido, ha abbassato i tassi dell'1%. Ma, a noi, cosa importa?» .

Con Berlusconi il dibattito è entrato non solo nel campo delle opinioni "certamente personali", come detto da più parti, anche in quello cinematografico evocando una "stangata" (sting) nel senso del film del 1973 di George Roy Hill. Dalla truffa all'americana ambientata nella Chicago malavitosa degli anni Trenta si è passati all'imbroglio alla tedesca appioppato a un "merlo"(mark) non più per mezzo di un telegramma (wire) ma per mezzo di un indice dei mercati, ormai wired, ossia recintati dell'Eurozona.

Inutile dire che il merlo in questione sarebbe l'Italia a cui toccherebbe il turno dopo la Grecia, che per prima aveva mostrato segni evidenti di insofferenza alla dittatura dello spread pur senza parlare di "pacco".

Dato che ormai il dibattito si è addentrato nel campo delle ipotesi e dei complotti conseguentemente ci troveremmo dalla vituperata economia del debito a quella del pacco, nella quale ignara sarebbe cascata la democrazia di alcuni Paesi dell'Eurozona. Insomma non bastava una stangata nel senso del rigore e dei sacrifici imposti dall'Europa si sarebbe aggiunta quella da film premiato nel 1974 con l'Oscar e scelto nel 2005 per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

Così dopo che nei giorni scorsi certa stampa estera aveva citato un altro film, "La mummia" la versione del 1932 con Boris Karloff diretta da Karl Freund, per commentare il ritorno di Berlusconi ci troviamo ancora nei dintorni cinematografici. Sempre cinema d'autore, tuttavia non si sta parlando di fiction ma di questioni che ricadono pesantemente sulla vita delle persone che amleticamente possono anche non "importarsene dello spread", se sia o meno il problema, solo che questo s'importa di loro.

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