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Questo articolo è stato pubblicato il 13 dicembre 2012 alle ore 06:40.

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Nella foto il presidente russo Vladimir PutinNella foto il presidente russo Vladimir Putin

«Essere un patriota vuol dire per prima cosa servire nel proprio Paese». Nel discorso annuale alla Nazione - il primo dal ritorno alla presidenza - Vladimir Putin ha citato ieri Aleksandr Solzhenitsyn, per poi aggiungere: «Spesso i nostri imprenditori sono accusati di mancanza di patriottismo».

La campagna contro l'abitudine di aziende, funzionari pubblici e uomini d'affari di mantenere all'estero denaro, proprietà immobiliari e azioni è stata al centro dell'intervento di Putin, 80 minuti nella grande Sala di San Giorgio al Cremlino davanti ai deputati delle due Camere riunite e alle massime autorità del Paese. Che lo hanno applaudito così calorosamente da costringerlo a interrompersi: «Aspettate, magari questo non vi piacerà», ha ironizzato Putin. Illustrando la legge che obbligherà i funzionari di Stato - presidente compreso - a dichiarare le proprietà all'estero, e la provenienza dei redditi che ne hanno reso possibile l'acquisto. Verranno imposti limiti su conti bancari e titoli detenuti fuori dalla Russia. Quella che il presidente ha chiamato "de-offshorizzazione" dell'economia potrebbe riportare nelle casse dello Stato - forse anche grazie a un'amnistia - mille miliardi di dollari: ed è questo il filo conduttore del discorso, la necessità urgente di ridare fiato, capitali e investimenti a un'economia che ha ormai ristretti margini di crescita se continua ad affidarsi prevalentemente al settore energetico. Putin, rieletto per sei anni ma forse deciso anche a raddoppiare con un secondo mandato nel 2018, ha bisogno di diffondere benessere per poter stabilizzare il proprio regno.

Ma così come i propositi di lotta alla corruzione - difficili da mettere in pratica perché coinvolgono le stesse persone che dovrebbero farli rispettare - anche il resto del discorso di Putin sembra un elenco di buone intenzioni, ma non nuove e difficilmente realizzabili per decreto. Alla Russia, ha detto il presidente, servirebbe un tasso di crescita tra il 5 e il 6%, lontano dal 3,5% stimato per quest'anno. Putin ha parlato di privatizzazioni e dell'urgenza di modernizzare l'economia riducendone la dipendenza da gas e petrolio, ma il suo avvertimento sul capitalismo di Stato veniva pronunciato proprio mentre Rosneft, la compagnia pubblica divenuta ormai primo produttore di petrolio al mondo, completava l'acquisizione della joint-venture Tnk-Bp. È per ordine del presidente che il Governo dovrà trovare il modo di rilanciare gli investimenti nelle infrastrutture e creare entro il 2020 25 milioni di posti di lavoro.

È la strada scelta da Putin per non perdere consensi. L'altra, quella del dialogo con le opposizioni, sembra preclusa. A un anno dalle prime proteste contro il suo ritorno al Cremlino, il presidente russo è tornato ad attaccare le organizzazioni sostenute da finanziamenti stranieri: «Le ingerenze dall'estero sui nostri affari interni sono inaccettabili», ha scandito Putin esaltando i valori spirituali e patriottici che danno vita all'anima russa. Poco dopo, il Comune di Mosca negava all'opposizione il permesso di organizzare una nuova marcia di protesta, chiesta per sabato prossimo.

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