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Questo articolo è stato pubblicato il 13 dicembre 2012 alle ore 06:40.
ROMA
Il Csm è pronto a valutare un plenum straordinario con il Presidente della Repubblica se l'operatività della riforma della geografia giudiziaria dovesse slittare di due anni (a settembre 2015), com'è stato chiesto al Senato con un emendamento bipartisan al ddl di stabilità (si veda Il Sole 24 ore di ieri). «L'emendamento in questione è ancora sub iudice - ha ricordato il vicepresidente del Csm Michele Vietti a chi, come il togato di Unicost Riccardo Fuzio, sollecitava la seduta straordinaria del plenum (Mi, invece, è contraria) -. Se e quando dovesse essere votato e approvato, il comitato di presidenza valuterà la richiesta» ha assicurato Vietti, aggiungendo che sulla legge di stabilità «il governo porrà la fiducia e non si sa se recepirà tale posizione. Mi sembrerebbe stravagante che lo facesse». Insomma, bisogna attendere gli sviluppi parlamentari tra oggi e domani: dei due emendamenti che propongono il rinvio, ne sarà votato uno solo (accantonato ieri), mentre l'altro (di contenuto analogo) si considera assorbito e quindi eliminato. Ma l'offensiva per bloccare o ostacolare la riforma non è soltanto in Parlamento. Avvocati, comuni, sindacati, dipendenti della Giustizia e magistrati si stanno muovendo nella stessa direzione. Dal Piemonte alla Basilicata, dall'Emilia Romagna alla Sardegna, dal Lazio alla Calabria è tutto un fiorire di ricorsi: al Tar, ai Tribunali, alla Corte costituzionale. Gli esiti sono attesi entro gennaio.
Il taglio dei Tribunalini dovrebbe partire a settembre 2013 e in vista di quella data la macchina organizzativa è già in movimento: il ministero sta completando, insieme al Csm, le nuove piante organiche (il termine scade a fine dicembre) e proprio ieri a palazzo dei Marescialli hanno approvato all'unanimità una delibera per riorganizzare le sedi distaccate (interamente soppresse dalla riforma), che invita i dirigenti a «impostare attività di coordinamento e collaborazione» al fine di scegliere le soluzioni «più adatte a limitare i problemi» conseguenti agli accorpamenti degli uffici. Il Csm, inoltre, invita tutti i dirigenti dei Tribunali con sedi distaccate a procedere a un «graduale accentramento» degli affari che non necessitano di attività urgenti. Nel penale, dovranno cercare di «attrarre nella sede centrale» i processi per cui «non è stata fissata la prima udienza»; nel civile, dovranno «fissare direttamente dinanzi alla sede centrale tutte le cause iscritte a ruolo a partire da una data prefissata» e «procedere al trasferimento dalla sezione distaccata alla sede centrale di tutte le cause che non possono essere prevedibilmente definite entro il 13 settembre 2013».
La riforma ha soppresso 220 sezioni distaccate, 31 Tribunalini (e relative Procure) e 660 uffici del giudice di pace allo scopo di evitare sprechi, recuperare risorse, promuovere la specializzazione dei magistrati. Nessuno perderà il posto. La riallocazione delle risorse servirà a recuperare efficienza (basti pensare che negli organici degli amministrativi c'è un buco di 9mila persone), soprattutto sul fronte della durata dei processi. Proprio ieri ci è arrivato dal Consiglio d'Europa l'ennesimo richiamo a presentare un piano d'azione per risolvere il problema dell'eccessiva durata: il Comitato dei ministri chiede informazioni, tra l'altro, sull'impatto delle misure adottate e sulla calendarizzazione di ulteriori interventi.
La riforma dei Tribunalini va in questa direzione, eppure le si sta scatenando contro l'inferno. In Sardegna, hanno fatto ricorso al Tar l'Ordine degli avvocati di Tempio Pausania e di Sassari nonché il Comune di Olbia contro i primi provvedimenti organizzativi dei Presidenti del Tribunale. Al Tar Basilicata si sono rivolti l'Organismo unitario dell'avvocatura (Oua) e il comune di Pisticci contro i provvedimenti del presidente del Tribunale di Matera. Il comune di Imola insieme a vari avvocati chiedono al Tar di bloccare le iniziative del presidente del Tribunale di Bologna, mentre l'Oua e vari Fori locali si sono rivolti al Tar Lazio per la sospensione cautelare della circolare ministeriale sull'interpello al personale di servizio presso gli uffici da sopprimere. Il Tribunale di Sulmona (che sarà accorpato a quello de l'Aquila) ha già disposto la sospensione cautelare degli accordi sindacali sulla mobilità anticipata dei lavoratori (venerdì il ministero impugnerà la decisione ma a decidere sarà lo stesso Tribunale di Sulmona). Ricorsi analoghi a Rossano, Sala Consilina e Melfi. Tutti Tribunali destinati a scomparire con la riforma. Anche quello di Pinerolo, che ha sospeso una causa civile in dirittura d'arrivo per mandare la riforma alla Corte costituzionale. Non c'è un solo Tribunalino che non abbia fatto il diavolo a quattro. Anzi no: solo a Montepulciano hanno accettato la chiusura del Tribunale, una splendida costruzione medievale affacciata sulla Val di Chiana e la Val d'Orcia dove ogni magistrato diceva, ironicamente, di voler trascorrere gli ultimi anni prima della pensione. Di fronte al can can degli altri, il silenzio di Montepulciano è nobile. Proprio come il suo vino.
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