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Questo articolo è stato pubblicato il 15 dicembre 2012 alle ore 18:50.

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Milioni di egiziani si sono recati alle urne nel primo turno del referendum sulla nuova costituzione voluta dal presidente Mohamed Morsi in un clima relativamente disteso dopo le manifestazioni e gli incidenti che nelle settimane scorse sono costati la vita a 8 persone. Il voto è visto dagli islamisti che appoggiano Morsi come la possibile via d'uscita dalla crisi inaugurata dalla decisione del leader dei Fratelli musulmani di accrescere marcatamente i propri poteri. Secondo l'opposizione il rischio è invece quello di accrescere le divisioni già presenti nel più grande paese del mondo arabo.

Sabato hanno potuto votare poco più di metà dei 51 milioni di aventi diritto, mentre tra una settimana sarà la volta del resto della popolazione. La decisione di spezzare il voto in due tranche è stata presa per consentire ai giudici che hanno accettato di monitorare lo svolgimento del referendum di poter coprire tutti i seggi. Per essere approvata la nuova costituzione dovrà essere approvata da più di metà di coloro che prenderanno parte alla consultazione.

Secondo i partiti di opposizione la nuova carta costituzionale, oltre a dare troppi poteri al presidente, è troppo "islamista" e discrimina quella parte della popolazione che non è di fede musulmana. Tra gli oppositori c'è anche la comunità cristiana che rappresenta circa il 10% della popolazione di 83 milioni del paese. I supporter di Morsi giustificano i cambiamenti introdotti dalla nuova carta, sostenendo che sono necessari per accelerare il processo di democratizzazione del paese a due anni dalla caduta del regime di Hosni Mubarak.

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