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Questo articolo è stato pubblicato il 17 dicembre 2012 alle ore 18:02.

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In principio furono Mario Riva, Mike Bongiorno, Corrado Mantoni e Febo Conti. Tutti provenienti da esperienze in radio, tutti protagonisti della prima, gloriosa stagione della televisione italiana. E così Mamma Rai ha perso un altro suo pioniere: ieri, all'ospedale di Desenzano sul Garda, è morto infatti Febo Conti, ossia l'inventore della Tv dei ragazzi, colui che per ben 13 edizioni consecutive condusse il popolare quiz del sabato pomeriggio «Chissà chi lo sa?».

Introducendo ogni puntata con una frase rituale rimasta impressa nell'immaginario collettivo di chi tra gli anni Sessanta e i Settanta portava i calzoni corti: «Squillino le trombe, entrino le squadre!». Era da tempo ammalato. A Natale avrebbe compiuto 86 anni. Non un giorno qualsiasi e, d'altra parte, lui stesso non era un uomo qualsiasi. Sul lago di Garda c'era finito nel '75 quando contribuì a fondare «Gardaland», il più grande parco giochi italiano che dirigerà in prima persona fino al 1980.

Il Ridolini italiano
Era nato a Bresso, in provincia di Milano, e durante la Seconda guerra mondiale si fece notare dai suoi compagni dell'istituto tecnico da lui frequentato per l'imitazione di Larry Semon, il comico americano dei tempi del muto meglio noto nel nostro Paese come Ridolini. Conti riusciva uguale all'originale in maniera formidabile, tant'è vero che a più riprese in carriera riproporrà il numero: dal '58 al '61 nel «Carosello» delle vernici Tintal, poi nel corso della stessa trasmissione «Chi sa chi lo sa?», quindi tra il ‘70 e il ‘72 per la pubblicità delle rivoluzionarie penne a sfera Bic.

Gli esordi da rumorista
Il primo contratto in radio risale addirittura al '45: Conti si presentò a una selezione per rumoristi della Radio della Svizzera italiana. Quando seppero che aveva il diploma di perito avrebbero voluto assumerlo come tecnico, ma il conduttore, in barba alla giovane età, fece carte false per convincerli che la sua strada era un'altra. E così cominciò riproducendo il galoppo di un cavallo battendo le dita sulla latta di una confezione di Nivea, per poi ritrovarsi a presentare popolari trasmissioni come «La costa dei barbari» e «Il Dante avvelenato». Frequentò l'accademia di Giorgio Strehler e nel 1948 entrò nella Compagnia del Teatro Comico di Radio Milano, dove ebbe come compagni di lavoro Liliana Feldmann, Fausto Tommei, Evelina Sironi, Gianni Bortolotto, Checco Rissone, Rina Belfiore, Elena Borgo e Carlo Delfini, realizzando numerosi spettacoli.

Quando scoprì Noschese e Dario Fo
Parallelamente alla carriera di annunciatore radiofonico, faceva anche teatro e arrotondava con l'attività di talent scout. Un giorno scritturò, per 3.500 lire a serata, un giovane imitatore che rispondeva al nome di Alighiero Noschese. Per 500 lire in meno a esibizione, mise sotto contratto un ragazzo alto e magro, bravissimo a fare il verso a Louis Armstrong e a parodiare storie del Vecchio Testamento. Si chiamava Dario Fo e, qualche decennio più tardi, avrebbe vinto il Nobel. Ma questa è un'altra storia.

Il successo con «Chissà chi lo sa?»
In Rai Conti approda nel 1954 collaborando a una serie di programmi televisivi che lo vedono fianco a fianco con altri protagonisti di lungo corso della tv di Stato. Nel '58, per esempio, con Enza Sampò mise in piedi «Il club dei castori», trasmesso dalla sede Rai di Torino dove compariva pure un giovanissimo Emilio Fede. Il vero e proprio salto di qualità, in ogni caso, ci sarà nel settembre del '61 con il lancio di «Chissà chi lo sa?». Formula rivoluzionaria per l'epoca: concorso a squadre di cultura generale tra studenti delle scuole medie di diverse città italiane. Modello di riferimento per innumerevoli programmi di là a venire, tra i quali «Tandem» e «Per un pugno di libri». Memorabile la sigla: «Ma chissà/ chi lo sa/ dov'è nato Alì Babà?/ Ma chissà chi lo sa/ dove vive Mustafà?/ Quanto pesa un meridiano?/ Quanto costa un cane anziano?». E via discorrendo. Memorabili anche la preparazione e l'abbigliamento dei ragazzi dell'epoca, uguale in sedicesimo a quello degli adulti. Il rapporto di Conti con la Rai si interruppe nel 1974, dopo la trasmissione «Circodieci» ma in età avanzata il conduttore tornò a lavorare per Tv di Stato tra il '98 e il ‘99, partecipando alla rubrica «Io amo gli animali», inserita nel programma «Ci vediamo in tivù» di Paolo Limiti. Da ieri è tornato a far compagnia ai Riva, ai Bongiorno e ai Mantoni. Chissà che, al momento di varcare la soglia dei Campi Elisi della Tv nazionale, non lo abbiano accolto con il fatidico: «Squillino le trombe!».

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