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Questo articolo è stato pubblicato il 18 dicembre 2012 alle ore 11:07.

Dopo l'ultima settimana di tira e molla, i due marò sotto processo in India per la morte di due pescatori del Kerala ora sperano nella licenza natalizia per tornare in Italia. In questi ultimi giorni, la Farnesina ha convocato l'ambasciatore in India per chiedere che la sentenza arrivi il più in fretta possibile. Poi il 14 dicembre lo schiaffo dell'India: la Corte suprema indiana rinvia di tre mesi la sentenza sulla giurisdizione del caso che riguarda Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, trattenuti da oltre nove mesi.
Ora si spera nelle feste. L'Alta Corte dello Stato del Kerala ha aggiornato a domani l'udienza per decidere se concedere il permesso di rientrare in Italia per le festività natalizie ai due marò italiani. I due fucilieri del Battaglione San Marco avevano presentato la richiesta la scorsa settimana. Il dibattimento é durato circa un'ora, poi il giudice N.K.Balakrishnan ha deciso di prendersi altro tempo per una decisione così delicata. Lo riferiscono fonti diplomatiche italiane sul posto.
I due marò, accusati di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati somali il 15 febbraio, dal 30 maggio sono agli arresti domiciliari in un hotel di Fort Kochi. I due non possono lasciare il Paese: oltre ad avere l'obbligo di firma quotidiano in un commissariato, hanno dovuto consegnare i loro passaporti. Dalla comunità dei pescatori della città portuale di Kollam si levano voci contrarie alla possibilità che Salvatore Girone e Massimiliano Latorre lascino l'India. «Hanno ucciso uno dei nostri fratelli, non dovrebbero avere il permesso di andare a casa, ma aspettare il verdetto finale della Corte», ha dichiarato un pescatore locale ai media indiani. Sulla questione di fondo, ovvero la giurisdizione del caso, deve ancora pronunciarsi la Corte Suprema indiana, che però nei giorni scorsi ha rinviato di tre mesi la sentenza.
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