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Questo articolo è stato pubblicato il 20 dicembre 2012 alle ore 07:59.

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Il segretario del Partito democratico e candidato premier Pier Luigi Bersani ha avuto ieri una serie di incontri a Bruxelles con l'obiettivo di presentarsi all'establishment europeo a poche settimane da nuove elezioni politiche in Italia.

Parlando con la stampa, Bersani ha ribadito chiaramente che intende essere capo del governo nel caso di vittoria del suo partito, e ha preannunciato in questo caso possibili correzioni alle misure economiche adottate dall'attuale esecutivo.
La giornata europea di Bersani è stata segnata da tre incontri. La mattina con il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e il presidente della Commissione José Manuel Barroso, e poi il pomeriggio con il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker. Nei tre casi il segretario del Pd ne ha approfittato per rispondere alle domande della stampa. «È abbastanza normale che chi vince le elezioni debba avere l'incarico di governo», ha detto tra le altre cose Bersani.
La presa di posizione giunge mentre si discute in Italia se in un modo o nell'altro l'attuale premier Mario Monti possa rimanere in carica anche dopo il voto. Ieri lo stesso Bersani ha detto che «faremo la campagna elettorale sostenendo le nostre prospettive, contro nessuno». Al tempo stesso ha ammesso che le dinamiche possono cambiare. Il Pd è alla ricerca di un difficile equilibrio. Deve cavalcare i risultati ottenuti dal governo Monti, che ha appoggiato nel 2011-2012, senza esserne snaturato.

In questo senso, c'è evidentemente il desiderio del Pd di tornare al potere con un governo guidato da un politico, non da un tecnico. Nel contempo, è interessante che Bersani abbia parlato qui a Bruxelles della necessità di avere "uno sguardo aperto" nei confronti delle forze politiche di centro "europeiste e moderate" (che incidentalmente potrebbero essere guidate dallo stesso Monti). Non per altro, il segretario del Pd ha detto di volere continuare a dialogare con l'attuale premier.
Sul fronte interno, Bersani non ha esitato a criticare il centro-destra a proposito del prossimo voto sulla legge di stabilità. Notando «elementi di traccheggiamento» da parte del Popolo della libertà, il segretario del Pd ha ricordato che i partiti che sostengono il governo Monti si erano detti pronti a votare il pacchetto legislativo il più velocemente possibile. Si è quindi augurato un voto già questa settimana, parlando di posizione del centro-destra «indecorosa, inaccettabile, incommentabile».
Bersani ha voluto utilizzare la sua visita a Bruxelles anche per rassicurare i suoi interlocutori «sul rispetto dei patti sottoscritti» dall'Italia in Europa. «Noi siamo quelli che hanno portato l'Italia nell'euro, i governi di centro-sinistra, in cui io ho lavorato, con Ciampi, Prodi e Padoa-Schioppa. Siamo quelli lì», ha spiegato, sottolineando la «capacità e volontà riformatrice del centrosinistra, la volontà di tenere i conti a posto, di fare le riforme e di tenere la spesa corrente sotto controllo».

Ciò detto, Bersani non ha escluso di modificare alcune misure del governo Monti: «Naturalmente abbiamo il nostro modo: non vogliamo smontare nessuna delle riforme fatte dal governo Monti ma, qualche verifica dell'implementazione e qualche correzione degli effetti ci vorrà». L'ex ministro dello Sviluppo economico ha sottolineato che il Pd ha sempre appoggiato l'attuale esecutivo «con lealtà», ma ha detto di volere a questo punto «occuparsi dell'economia reale», e non solo di stabilità dei conti.
Né la Commissione europea né la presidenza del Consiglio europeo hanno voluto commentare la visita di Bersani a Bruxelles. I colloqui sono stati definiti costruttivi, dall'entourage di Van Rompuy. Più esplicito è stato Juncker: «Se il processo di riforme avviato da Monti sarà proseguito, magari con qualche sfumatura, sarà nel migliore interesse per l'Italia e per l'euro». Il presidente dell'Eurogruppo ha definito Bersani, «una persona intelligente che mi sembra abbia le migliori intenzioni per l'Italia».

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