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Questo articolo è stato pubblicato il 21 dicembre 2012 alle ore 14:44.

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New York, la Los Angeles dei velieri. E poi anche i Wolves, i Guerrieri di Golden State, gli Orsi di Memphis. Doveva essere un campionato, quello dell'anno uno dopo il lockout e il nuovo accordo sindacale, all'insegna delle tre big previste e prevedibili: gli inanellati Miami Heat, gli sfidanti scornati e desiderosi di rivincite Thunder di Oklahoma, e i Los Angeles Lakers rinvigoriti dall'altisonante campagna acquisti. E invece, alla vigilia del tacchino natalizio, l'Nba ha messo finora in scena una borghesia emergente e rampante, fatta di volti e franchigie per molti aspetti inattese. Chiaro che non tutti i sogni arriveranno fino a giugno inoltrato, ma per adesso è un bel vedere, con un pizzico di stupore.

Le ultimissime - Si ferma dopo tre successi consecutivi la striscia positiva dei Nuggets (14-13). Denver a Portland (12-12) non la mette proprio mai dentro dal perimetro e chiude con un disastroso 0/22 (un nuovo record negativo Nba) dalla lunga distanza. I problemi al tiro contagiano anche Danilo Gallinari che, dopo le recenti buone prestazioni, incappa in una serata buia in attacco: 1/10 dal campo per sei punti. Dopo aver interrotto nella doppia trasferta in Florida un periodo da 6 successi in 7 gare, i Wolves piegano i Thunder (99-93), la squadra col miglior record Nba che non perdeva da 12 gare. Non basta l'accoppiata Durant (33p)-Westbrook (30p+9r+9a). Miami si sbarazza di Dallas nella rivincita della Finale 2011: 95-110 (LeBron 24+9r, Wade 19p+6a). Per i campioni in carica quinto successo nelle ultime 6 partite.

Lupi affamati – Non sorprenda il record (13-11) esopraqttutto la striscia (7-3) che stanno mettendo insieme i Wolves, soprattutto se vi prendete la pazienza di scorrere i nomi nel roster dall'esperienza di classe di Kirilenko al talento del rookie Shved (12p+12a contro i Thunder), dal folletto Barea (decisivo per il titolo 2011 di Dallas) ai 'big man' Love (letale anche da 3 punti) e Pekovic sotto canestro, fino al rientrante Rubio in qualità di smazzatore d'assist. Per carità, anche i ragazzi di Adelman i loro alti e bassi ce li hanno , e i rumors sull'eventuale partenza di Love non si placano. Ma se restano così, nella post-season potrebbero azzannare chiunque...

Velieri a gonfie vele – Sempre a Ovest, i Clippers navigano col vento in poppa e il secondo record (19-6), alle spalle di Oklahoma. Le ginocchia di Griffin sembrano aver trovato pace, così come i piccoli problemini fisici che ancora lo scorso anno limitarono l'apporto del fosforo cestistico di Chris Paul. Il ritorno del grande vecchio Billups (out la stagione scorsa per la rottura del tendine d'Achille). Certo gli elementi di instabilità non mancano: dalla sempre scricchiolante panchina di Del Negro, alle amnesie di Odom e dell'altro ex Lakers Barnes, alla salute di Griffin, al futuro di Chris Paul, che a fine anno potrebbe comunque scegliere di trasferirsi altrove, alla capacità di mantenere sempre elevato il ritmo di gioco per sfruttare le potenzialità di un roster che mal si adatta a giocare contro le difese schierate. Ma insomma, finché il veliero va, lascialo andare..

Guerrieri vincenti – Sempre a Ovest, degno di nota il record (17-9) di Golden State, che sotto la giuda dell'ex play di New York Mark Jackson producono un basket spumeggiante e anche vincente. Stephen Curry è in campo l'alter ego del suo allenatore, e sforna cifre da big (quasi 20 punti e 6 assist per gara), in un sistema in cui si stanno esaltando i 'riciclati' David Lee (19p+11r a gara) e Jack. Peccato per l'ennesimo stop (microfrattura a una caviglia) di Andrew Bogut: per il centro australiano anche questa stagione sembra a rischio.

Vecchi e vincenti – Hanno il roster con l'età media più alta di sempre nella storia della Lega (basti pensare ai 40 anni di Jason Kidd e alle 35 primavere di Pablo Prigioni, che è il loro rookie di spicco quest'anno!). Ma i New York Knicks vincono e convincono, e hanno tutta l'aria di non volersi fermare fino a playoff inoltrati. Coach Woodson è stato bravo nello sviluppare alcuni concetti del gioco di D'Antoni, convincendo però i suoi veterani anche della necessità di una difesa dignitosa (almeno ogni tanto...); l'infortunio di Stoudamire (prossimo ora al rientro) ha semplificato le scelte offensive, esaltando la classe di Carmelo Anthony e migliorando le spaziature offensive; sotto le plance, poi, Chandler è il solito collante, Camby e Wallace stanno vivendo la loro... terza giovinezza.

Spaghetti basket – Detto di Danilo Gallinari, le parabole di Marco Belinelli e Andrea Bargnani prendono senso e direzione apparentemente opposte. In decisa ascesa quella del Beli, che da quando è entrato nel quintetto dei Bulls al posto dell'infortunato Hamilton produce 14.5 punti per gara, la sua media più alta da quando è nella Lega (2007), di fatto triplicata rispetto ai 5.2 punti messi a referto nel primo scorcio d'annata. Bravo Marco a non scoraggiarsi, a saper trovare dentro di sé forza, convinzione e risorse emotive e tecniche per conquistare i compagni e un coach esigente come Thibodeau. Decisamente discendente invece la traiettoria del Mago: Toronto è tra le peggiori franchigie della Lega, e Bargnani è attualmente fermo per l'ennesimo infortunio di questi ultimi due anni sfortunati. Sotto il profilo tecnico, poi, l'arrivo di un play pur forte come Lowry sembra aver alterato quei minimi equilibri che avevano almeno portato i Raptors, lo scorso anno, a un livello di dignità cestistica. Non è un caso forse che – fuori il nuovo arrivato per infortunio – i canadesi abbiamo inanellato 4 vittorie consecutive con il ritorno in cabina di regia dell'affidabile Calderon, più avezzo al nobile esercizio dell'assist rispetto al suo pur illustre successore.....

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