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Questo articolo è stato pubblicato il 22 dicembre 2012 alle ore 08:13.

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ROMA - Giorgio Napolitano comincia oggi il giro di consultazioni con i gruppi parlamentari e, in assenza di imprevisti, dopo aver convocato i presidenti delle Camere, firmerà il decreto di scioglimento del Parlamento. È previsto anche che il capo dello Stato pronunci un breve discorso dopo la conclusione dell'iter. Con la giornata di ieri e le dimissioni di Mario Monti, si scrive già il calendario e le scadenze di oggi anche se non tutto è prevedibile. Quello che è stato prevedibile sono state proprio le dimissioni del premier consegnate ieri nelle mani del capo dello Stato come lui stesso aveva già annunciato l'8 dicembre scorso dopo lo strappo del Pdl che annunciò la fine del sostegno al suo Governo. E il comunicato del Quirinale ricalca ciò che venne diffuso quel giorno: ossia l'intenzione di Monti di dimettersi subito dopo l'approvazione della legge di stabilità. Un percorso rispettato anche se nel colloquio tra i due sono stati toccati i punti politici che nel frattempo si sono fatti più stringenti. E attinenti ai passaggi che oggi dovrà compiere Giorgio Napolitano.

Lo schieramento politico o no di Monti ha già sollevato dubbi e attacchi da alcune parti politiche (il Pdl) perché si contesta il fatto che un premier non eletto possa restare a Palazzo Chigi facendo – eventualmente – campagna elettorale per una o più liste. Ma nel colloquio tra Napolitano e Monti, alle domande del capo dello Stato, ci sarebbero state risposte di "garanzia" sul mantenimento della terzietà in questa prima fase. Dunque domani Monti racconterà la sua agenda – in continuità con quanto ha già fatto il suo Governo e con le linee europee – chiamando a raccolta chi la condivide. È anche vero che il Colle non può indagare le intenzioni – soprattutto future – di Monti ma attenersi al confronto di oggi con le forze politiche e con ciò che gli diranno. In senso stretto, poi, non ci sarà alcuna candidatura di Monti, così avrebbe assicurato il Professore.

Ma i problemi saranno sollevati dal Pdl che userà la posizione di Monti a Palazzo Chigi come argomento politico nelle consultazioni di oggi. Ma l'alternativa quale sarebbe? Attribuire un altro incarico a un nuovo premier? Ma questo ha bisogno di fatti politici nuovi e di nuovi numeri parlamentari. Se, cioè, dalla ricognizione di oggi dovesse emergere una maggioranza alternativa in grado di esprimere un nuovo Esecutivo e premier. Un fatto che al momento non c'è a meno che Pdl e Lega – insieme – non avanzino questa prospettiva. Ecco, in questo caso il capo dello Stato dovrebbe verificare questa ipotesi. Tra l'altro percorrere questa strada non si addice a una legislatura che è ormai agli sgoccioli e che si chiude anticipatamente solo di un mese e poco più.

Da parte del Pd, invece, non c'è alcun tipo di freno. Ieri Pierluigi Bersani è salito al Colle per uno scambio di opinioni con il presidente della Repubblica durante il quale ha chiarito che dal suo partito non saranno poste condizioni nemmeno rispetto alla permanenza di Monti a Palazzo Chigi. Bersani punta a un rapido scioglimento delle Camere per arrivare in fretta alle elezioni che – invece – il Pdl ha tentato di ritardare.

Dunque, ieri lo scenario più probabile era quello di rapide consultazioni e poi – dopo la convocazione dei presidenti di Camera e Senato – il capo dello Stato dovrebbe sciogliere le Camere in serata. L'obiettivo del Colle è di fare tutto in tempi rapidi affinché il Paese viva il meno possibile fasi di incertezza. Tra l'altro il passaggio di oggi e quello di domani sarà misurato anche dai mercati e dall'andamento dello spread che ancora non viene considerato un pericolo scampato. Soprattutto perché anche nel 2013 sono attese aste dei titoli di Stato italiani per circa 400 miliardi. E il capo dello Stato, per primo, non ha intenzione che incertezze o ambiguità possano azzerare gli sforzi fatti dagli italiani.

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